domenica 20 luglio 2008

A Torino lasciamo perdere la città metropilitana

La Lega delle Autonomie del Piemonte sta seguendo con attenzione il dibattito intorno alla creazione delle città metropolitane e chiama tutte le istituzioni della nostra Regione a partecipare ad una discussione che non può essere vista come un problema tra la città di Torino e la Provincia.

Già in occasione della discussione sulla legge regionale che ha ridotto le Comunità Montane avevamo fatto presente che qualunque scelta portava con se conseguenze sulle altre istituzioni, che, ricordiamolo, non sono semplici agenzie, ma espressioni democratiche dell'autogoverno territoriale.

A noi sembra opportuno ripartire dal chi fa che cosa. In questo senso è, giustamente, scomparso il tema dell'abolizione delle Province. In quanto se confermiamo che il Comune è l'unità minima territoriale attraverso il quale è suddiviso tutto il territorio nazionale ( tra l'altro è così in tutto il mondo....pensiamo solo a quante versioni ci sono del sostantivo Sindaco) la necessità di un livello che mette insieme più Comuni e che si occupa con loro dell'orgazzazione di servizi di area vasta, non sembra sostitubile.

In questo senso la definizione costituzionale della città metropolitana ha posto un tema nuovo nel nostro Paese che non ha mai trovato nemmeno una soluzione teorica unitaria sul che cosa potrebbe davvero fare. Perchè tutto quello che verrebbe tolto ai comuni lo può fare la Provincia e lo stesso dalla Regione che ha gia fatto molto in termini di decentramento verso le Province.

Per questo la definizione di città metropolitana non può che avvicinarsi di più a quello che oggi è diventata la Provincia. Ma se siamo tutti d'accordo che nessun comune deve essere sc iolto nemmeno quello di Torino, allora la città metropolitana non può che essere interpretata dalla stessa provincia.

Facciamo l'esempio di Milano, dove l'eventuale estensione della città metropolitana corrisponde esattamente alla Provincia, chi scompare dalla geografia politica è il consiglio comunale di Milano, perchè il consiglio metropolitano non potrà non avere espressioni anche delle realtà esterne alla cinta daziaria milanese.

Nel caso di Torino la vicenda ha tutti i connotati per chiedere di lasciare perdere. Torino non intende sciogliersi, gli altri comuni non intendono farsi inglobare e perdere identità, i piccoli comuni , la Regione ha già fatto leggi che su materie come l'urbanistica, i rifiuti,i trasporti, la formazione fanno della Provincia il vero ente di governo. In sostanza a Torino non è il caso di fare la città metropolitana, ma anzi dobbiamo rafforzare il ruolo della Provincia che c'è già e funziona.
Non parliamo poi della questione costi della politica che rischia sempre di più di diventare riduzione degli spazi di democrazia.


La Lega delle Autonomie ha tra i suoi aderenti comuni, province, comunità montane e consorzi, non deve difendere d'ufficio nessuno, per questo dedicherà la sua attenzione alle proposte e alla loro efficacia per i cittadini.

Per questo chiede a tutte le istituzioni democratiche di intervenire direttamente nella discussione con ordini del giorno e iniziative utili anche alrilancio del sistema complessivo delle autonomie in PIemonte.

Umberto D'Ottavio
Presidente Regionale Lega delle Autonomie