lunedì 19 ottobre 2009

Al lavoro per il nuovo ordinamento delle superiori

Pubblico l'articolo di Maria teresa Martinengo della Stampa del 18 ottobre 2009


Dove dar vita ai nuovi licei linguistici? Dove i corsi per tecnici del turismo e il liceo musicale? Ancora: ci sono parti di territorio prive di liceo classico o di scientifico che meriterebbero di averlo? Che fare delle scuole con pochi studenti? Azzerarle e farle rinascere rinnovate? Con queste ed altre questioni, per le scuole e le famiglie di grande impatto, è alle prese l’assessore all’Istruzione della Provincia, Umberto D’Ottavio. La riforma delle superiori partirà nel settembre 2010, le iscrizioni si devono fare entro febbraio e il piano del dimensionamento con i nuovi indirizzi attivati deve essere presentato dalle province alla Regione entro novembre. Entro fine anno, poi, la Regione dovrà decidere l’assetto finale delle autonomie scolastiche. Ridisegnare la scuola superiore è un’operazione delicata. Tanto delicata e complessa che il presidente della Provincia Antonio Saitta ha chiesto un aggiornamento settimanale.
«La Provincia - spiega D’Ottavio - vuole definire l’offerta formativa prima della razionalizzazione dei punti di erogazione del servizio scolastico. Per 60 istituti degli 85 istituti del territorio - tra cui i licei classici e scientifici, gli istituti tecnici industriali e i professionali - le tabelle di confluenza nei nuovi indirizzi non pongono problemi particolari. Ci sono invece difficoltà per gli Istituti tecnici commerciali perché quasi tutti hanno chiesto di diventare Istituti tecnici per il turismo. Ma oggi c’è anche l’indirizzo turistico dei professionali... C’è l’interrogativo dei linguistici, che tutti vorrebbero».
Gli studenti delle superiori sono 82 mila, la metà frequenta in città, gli altri in provincia. «La riforma ci consente di ridistribuire gli indirizzi in base alle necessità, ma c’è il paletto dell’organico che diminuirà ancora: bisogna trasformare i corsi, non aggiungerne, come invece hanno chiesto le scuole. Serve una regia generale per ridisegnare l’offerta».
Per il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Paolo Iennaco, «il primo lavoro da fare con gli enti locali è applicare la tabella delle corrispondenze, poi analizzare la distribuzione territoriale dei corsi. Nel frattempo il Miur emanerà i regolamenti con le tabelle degli insegnamenti opzionali che le scuole possono attivare nella percentuale di orario assegnata all’autonomia e partirà con la campagna informativa. Certo, una scuola non può essere avviata con le sole classi prime ed è quindi verosimile che occorra un quinquennio, un ciclo, per andare a regime». Una parte dei nuovi corsi potrebbe decollare in un istituto per confluire in un altro quando fossero attivati tutti e 5 gli anni. «In questo quadro i Provveditorati piemontesi - dice Iennaco - attendono di sapere come muoversi. Sicuramente il direttore regionale ci darà direttive».

lunedì 12 ottobre 2009

Mariastella, una ministra da far west

Pubblico una nota di Marina Boscaino

Mariastella, una ministra da far west 11-10-2009

Ulteriore caos amministrativo nel caos organizzativo della scuola italiana targata Gelmini: entro 30 giorni - ha disposto ieri il Tar del Lazio - il ministro deve rimettere mano alle graduatorie per incarichi e supplenze; altrimenti interverrà un commissario. Che cosa è successo? Il Consiglio di Stato aveva dichiarato illegittima la decisione del ministro, che aveva stabilito che i docenti precari avrebbero potuto richiedere l'inserimento prioritario in una provincia e poi in ulteriori altre tre in cui «figurare in graduatoria per il biennio 2009-2011», con collocazione però in coda al personale incluso. A patrocinare i ricorsi è stata l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, che ha rilevato l'iniquità della collocazione in coda e rivendicato una collocazione «a pettine» in base al punteggio anche nelle province ulteriori. Nonostante diversi Tar avessero accolto questa interpretazione, Gelmini in luglio invitava gli Uffici scolastici provinciali a procedere nell'assegnazione dei posti, in attesa del suo ricorso al Consiglio di Stato.
La prima impressione è che si sia trattato di un tentativo improvvisato e contraddittorio di fornire una risposta al fatto che le graduatorie si esauriscono al Nord, mentre traboccano di precari al Sud, e di offrire al precariato meridionale una chance in più, cercando di evitare gli strali della Lega. Un'analisi più approfondita fa pensare che questo percorso impraticabile non sia stato casuale: la moltiplicazione di emergenze e criticità in un sistema così complesso come quello delle graduatorie potrebbe preludere all'ennesima «semplificazione» populista; del resto mettere mano al sistema di reclutamento degli insegnanti è obiettivo esplicito del governo. In ogni caso sono 7.500 gli aspiranti che si sono iscritti «in coda» e, anche se il ministro ha disposto che l'inserimento a pettine debba riguardare soltanto i «ricorrenti», a essere in una condizione di incertezza sono 150.000 insegnanti coinvolti, di cui 100.000 hanno già avuto la supplenza annuale e 8.000 sono stati immessi in ruolo secondo una graduatoria che è completamente da rivedere. Per non parlare dei ricorsi che deriveranno certamente dai contro-interessi messi in moto dalla rivisitazione.
Usando i metodi spregiudicati a cui ci ha abituati, Gelmini ha annunciato l'emanazione di un provvedimento che «sana» l'intera questione. Il fatto che il Tar ricordi che eludendo le ordinanze cautelari il ministero ha aggirato la Costituzione e l'abbia condannata al pagamento delle spese a favore degli insegnanti danneggiati non sembra impensierirla. L'efficientismo da Far West della pedestre Gelmini: una delle tante insidie da cui la scuola pubblica italiana deve cercare di proteggersi.