giovedì 28 aprile 2011

DIRITTO ALLO STUDIO: APPROVATO IL PIANO PROVINCIALE

La Giunta della Provincia di Torino ha approvato nel pomeriggio il Piano provinciale relativo agli interventi per il diritto allo studio, come contemplato dal piano triennale 2009- 2011 deliberato dalla Regione Piemonte il 23 dicembre 2008 in attuazione dell’articolo 30 della legge regionale n.28, che assegna specifici compiti alle Province. Il Piano regionale triennale prevede 22 milioni per ogni anno da destinare alle Province piemontesi. La Provincia di Torino richiede un impegno di 10.200.000 euro per finanziare le attività e i progetti di 280 Comuni su 315, impegno indicato dalla ripartizione determinata dal Piano triennale. I fondi saranno trasferiti alle scuole di ogni ordine e grado e ai Comuni per interventi diretti per il diritto allo studio quali: inserimento di ragazzi in difficoltà, centri sperimentali per la prevenzione del disagio scolastico, refezione, trasporto scolastico per gli alunni delle scuola di ogni ordine e grado, trasporto e assistenza ai disabili, interventi per allievi con esigenze educative speciali, testi in braille, sostegno alle scuole sede del polo per l’integrazione degli studenti disabili. “La Provincia – dichiara l’assessore all’istruzione Umberto D’Ottavio - ha approvato il Piano che consentirà di destinare le risorse attese e richieste dai Comuni per attività essenziali a garantire l’istruzione per tutti. Ora si attende dalla Regione Piemonte la conferma degli impegni presi

lunedì 11 aprile 2011

“E la scuola va in tribunale”, di Marina Boscaino

Ricordate le 3i (Internet, Inglese, Impresa), mix di neoliberismo e annunci d’effetto, inizio del declino della scuola? Sostituitele con tante T. T sta per Tribunali, fonte di dispiaceri per il nostro ministro. Gli “incidenti di percorso” dell’”Epocale Riforma” iniziano dagli ATA. Il Tar Lazio, su richiesta di Snals-Confsal, ha messo in discussione l’articolo 64 del D.L. 112/2008, (l. 133/2008 - 135mila posti di lavoro in meno a scuola), che riduce del 17% amministrativi tecnici e ausiliari: la norma risulta “ispirata a mere esigenze di cassa”. Altro che “razionalizzazione e semplificazione”. Un giudice di Genova ha attribuito un ampio risarcimento a 15 precari senza posto di lavoro, dopo che la Consulta aveva dichiarato a febbraio incostituzionale l’inserimento “in coda” nelle graduatorie. E così il Codacons ha promosso la più ampia class action pubblica italiana; docenti della scuola e universitari a contratto rivendicano i propri diritti e hanno diffidato i ministri di Istruzione e Pubblica Amministrazione: sono 40mila precari che chiedono stabilizzazione e 30mila euro ciascuno di risarcimento. Ancora Codacons, ancora class action, stavolta sulle aule-pollaio, zeppe di studenti, in condizioni che violano i limiti di legge: in gennaio il Tar Lazio ha accolto l’istanza contro il MIUR. Il tribunale ordinario di Milano ha poi accertato “la natura discriminatoria della decisione delle amministrazioni scolastiche di ridurre le ore di sostegno scolastico per l’anno in corso rispetto a quelle fornite nell’anno scolastico precedente”, ordinando “la cessazione della condotta discriminatoria” e condannando “i convenuti, ciascuno per le rispettive competenze, a ripristinare, entro 30 giorni dalla comunicazione della presente ordinanza, per i figli dei ricorrenti il medesimo numero di ore di sostegno fornito loro nell’anno scolastico 2009/2010?. Ancora la Consulta - sentenza 92/2011 - ha stabilito che la disciplina per istituire scuole dell’infanzia spetta alle Regioni e non allo Stato; mentre sono competenza statale i criteri per istituzione e funzionamento di quelle del 1° ciclo. La Corte ha in parte accolto i ricorsi con cui Toscana e Piemonte sollevavano conflitto di attribuzione, lamentando la lesione di funzioni regionali (art.117 della Carta) e il contrasto delle norme impugnate con il principio di leale collaborazione (art.118), per la mancata previsione della necessaria intesa con le Regioni, e con quello di sussidiarietà. Insomma: il diritto si configura come baluardo di civiltà in un Paese in cui non è ancora possibile costruire, con concordi azioni unitarie, opposizione costante ed intransigente ai tagli che il governo camuffa con una sigla buona per ogni stagione: “riforma”. Che i tribunali arrivino là dove la mancata coesione tra forze democratiche non contrasta in maniera adeguata una politica dissennata che ha individuato nella scuola una fonte di profitto, anziché di investimento, è triste ed evidente. Altrettanto evidente è che la scuola delle molte T ci rimanda alla formula della Moratti, riveduta e corretta: I come inadempienza, improvvisazione, inanità. Dilettanti allo sbaraglio, che imperversano aggiungendo una quarta e più grave I: illegittimità.

Il Fatto quotidiano 10.04.11