martedì 24 giugno 2008

Tocca ai giovani

Davvero la conclusione della terza riunione dell’Assemblea Costituente Nazionale si è conclusa con più domande di quante risposte abbia dato.
Innanzitutto è davvero cominciato il dopo Veltroni? O comunque si è avviata la preparazione della sostituzione? Di sicuro è difficile andare avanti così e il lancio del tesseramento avviene in un clima di sfiducia che attraversa tutto il corpo dei militanti del Pd.
Sono convinto che non serve ora un congresso. Si passerebbe subito dal cosa pensi al con chi stai . Ma certo non manca la sensazione che la sconfitta elettorale abbia aperto più di un dubbio sulla “linea”. Io penso che noi abbiamo perso ma su una linea giusta , per questo non serve il congresso. Se invece si pensa che si debba cambiare anche la linea allora cambia tutto…..

Ci vuole una conferenza programmatica che ci attrezzi per le elezioni europee del giugno prossimo e il voto amministrativo che vedrà coinvolti 5000 comuni e 70 province.

Da quel risultato potrà ripartire il PD e fare il primo congresso su opzioni politiche e proposte programmatiche.

Dopo Veltroni lascerà? Ecco tornare la questione del ricambio generazionale….ancora una volta presentata come una possibile concessione. Ha ragione Chiamparino: la direzione la si conquista su proposte politiche. Ma anche vero che davvero i fondatori del PD hanno un compito che è quello di preparare un partito per questo secolo e per i giovani e, quindi, agevolare l’assunzione di responsabilità da parte delle giovani leve.

Comunque ancora una volta Sergio Chiamparino lancia una sfida giusta, opportuna per chi vuole che il suo partito si prepari al ricambio, anche al dopo Chiamparino.

Credo che questa questione se venisse raccolta potrebbe essere il vero motore per superare lo stallo del 14 ottobre che ormai non è solo più regionale, ma sta assalendo il PD che appare sempre più bloccato da veti ormai quasi su tutto.

I quarantenni e i trentenni diano un segno di vita, si organizzino al di là delle appartenenze di area e si ritrovino al più presto.

Io ho 47 anni e sono stato l’ultimo segretario della Federazione DS convinto che si smettesse di essere ex e insieme ai nuovi arrivi si desse vita ad moderno partito. Non ho perso questa speranza perché è una necessità, ma i cittadini non possono più aspettare.

Forse è proprio ora che i più giovani si facciano sentire e vedere

Prepariamo un appuntamento per metà luglio? Chi è d’accordo lo faccia sapere……

martedì 17 giugno 2008

Clinica della Memoria

C'è uno spiraglio per la Clinica della memoria, la struttura ospedaliera per la ricerca e la cura del morbo di Alzheimer costruita in piazza Pertini, a Paradiso, dalla fondazione San Secondo e ferma da tre anni per mancanza di un gestore. Sembrerebbero ormai in dirittura d'arrivo, infatti, le trattative con l'Istituto dermopatico italiano, che finalmente potrà accollarsi la gestione. . Il tutto costerà alla fondazione almeno altri 10 milioni di euro: una cifra uguale a quella già spesa finora.Tutte queste considerazioni sono state espresse giovedì sera nella riunione che si è tenuta proprio all'interno della clinica, nell'auditorium aperto al pubblico in via straordinaria. A organizzare l'iniziativa è stata la neonata associazione "Collegno nel cuore", presieduta da Francesco Cianci, che fa un appello: . Appello a cui risponde presente, a nome della Regione, il consigliere regionale del Pd Nino Boeti: . Infine, il capogruppo comunale del Pd Bartolomeo Valentino chiede che la struttura possa essere maggiormente integrato nel tessuto cittadino: È una struttura tanto grande da poter ospitare anche ambulatori, medici di base, sportelli dell'Asl. Inoltre, può portare una ricaduta positiva in termini occupazionali.

giovedì 12 giugno 2008

La destra vuole privatizzare la scuola pubblica?

LA DESTRA VUOLE PRIVATIZZARE LA SCUOLA PUBBLICA?

Il ministro tace ma i suoi progetti sarebbero nella stessa direzione.

Come in un casalingo film horror – a volte tornano. Valentina Aprea, responsabile scuola di Forza Italia e presidente della Commissione Cultura della Camera, ha tirato fuori un disegno di legge molto simile a quello che era stato esaminato in commissione durante il precedente governo Berlusconi. In quella circostanza firmatari, assieme all’Aprea, erano stati Bondi, Bonaiuti, Adornato, Cicchitto. “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti” è il titolo del ddl, che al momento è stato assegnato in sede referente alla VII commissione. Nel testo si concretizzano tutti i timori che una parte degli insegnanti aveva prima delle elezioni; è un’idea di scuola - e soprattutto una direzione di marcia verso una riforma della scuola - completamente opposte a quelle che avremmo auspicato.
Alcuni dei mutamenti più significativi: le scuole verranno trasformate in fondazioni (ma ricordiamo che la proposta era già contenuta nel decreto Bersani del 2007). Per quanto riguarda gli organi collegiali, consigli di circolo e consigli d’istituto spariranno, sostituiti da consigli di amministrazione, in cui saranno presenti anche “rappresentanti dell’ente tenuto per legge alla fornitura dei locali della scuola ed esperti esterni, scelti in ambito educativo, tecnico e gestionale”. Per quanto riguarda i docenti, si configura un’ulteriore rivoluzione: saranno istituiti albi regionali; la carriera sarà articolata in tre livelli (iniziale, ordinario ed esperto); l’aumento stipendiale, oltre che dall’anzianità, sarà determinato dall’appartenenza al singolo livello e a selezioni interne. Si diventa docente ordinario con concorso per soli titoli; esperto con concorso per titoli ed esami. Ciascun istituto potrà bandire autonomamente concorsi per reclutare il personale docente: niente più maxi concorsi e graduatorie. La formazione iniziale dei docenti prevede la laurea magistrale abilitante a un anno di “inserimento formativo al lavoro” presso una scuola. Infine, spariranno le Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) e per i docenti verrà istituita una specifica area contrattuale.
Il silenzio di Mariastella Gelmini, probabilmente, non è sintomo di riflessività e di volontà di appropriarsi di una materia che le è del tutto sconosciuta. Il ministro è comunque intervenuto sulla questione dei debiti scolastici, con una nota ambigua, che lascia aperto il campo alle più diverse interpretazioni, che getterà le scuole in un ulteriore caos, nel caso facilmente ascrivibile, però, al ministro Fioroni, autore originario del provvedimento. Il silenzio è più ragionevolmente dovuto al fatto che nel ddl di Aprea si configurano le pù rosee previsioni della proposta di legge, a firma della stessa Gelmini, del febbraio scorso. L’attacco dei “falchi” – Brunetta e Aprea – condito da una insperata, sovrabbondante dose di mercato e di liberalismo d’assalto, rischia di far impallidire persino la proposta Gelmini. Che colomba non è, considerati i suoi trascorsi. Ma che attende che i colleghi panzer da sfondamento le spianino la strada per completare l’opera.
Se dovesse passare, il ddl di Valentina Aprea porterebbe una vera e propria rivoluzione nell’istruzione. In un senso che crea un esplicito e pericoloso accostamento tra scuola e azienda; in cui la concorrenza avrà una funzione fondamentale; in cui al principio della partecipazione si sostituisce quello del soddisfacimento di esigenze e bisogni individuali dell’ ”utenza” (i genitori più volte evocati); in cui la logica del profitto - sotto l’imprimatur dei termini “efficacia”, “efficienza” e “modernità”, buoni ormai per ogni stagione – si sostituisce alle logiche dell’art. 33 e 34 della Costituzione; in cui si sottolinea che la “sfida” è quella di riallocare le risorse finanziarie destinate all’istruzione partendo dalla libertà di scelta delle famiglie, secondo i principi che le risorse seguono l’alunno (“fair founding follows the pupil”). Principio – ci ricorda l’Aprea - affermato dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, ma che nel nostro Paese, si può starne certi, rappresenterà una risposta all’ “emergenza educativa” denunciata da Benedetto XVI e alla conseguente richiesta di finanziamento delle scuole cattoliche. Attraverso l’abolizione dei concorsi pubblici, inoltre, ciascuna scuola potrà reclutare il personale, secondo criteri che violeranno i principi di uguaglianza e di pari opportunità: la scuola - sotto la competenza regionale - darà carta bianca, come ampiamente previsto, ai principi secessionisti. Senza parlare del fatto che la regionalizzazione porterebbe all’assenza di docenti al Nord, a un esubero al Sud – con fondi minimali – oltre a violare il principio della libera circolazione dei lavoratori. E poi quello che il ddl inserisce sotto la dizione “stato giuridico degli insegnanti” (un problema reale, al quale pure sarà necessario mettere mano con modalità e intenti diversi) è sottoposto ad una serie di punti interrogativi, alee, arbitri. Pericolosissimi.