venerdì 23 dicembre 2011

Lettera a Profumo sull' Edilizia Scolastica

Stimatissimo
Ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca
Prof. Francesco Profumo
Viale Trastevere 76/a
00153 ROMA

Oggetto: Programma straordinario stralcio di interventi urgenti sul patrimonio scolastico finalizzati alla messa in sicurezza. Contributi stanziati con delibera CIPE n. 32/2010.Sollecito Convenzioni.


Con deliberazione CIPE n. 32/2010 del 13 maggio 2010 pubblicata in Gazzetta Ufficiale
14/9/2010 è stato approvato il Piano straordinario stralcio di interventi urgenti sul patrimonio scolastico, provvedendo altresì all’assegnazione delle risorse agli Enti competenti.
La Provincia di Torino, in qualità di Ente titolare delle competenze in materia di edilizia scolastica superiore di secondo grado, è risultata assegnataria dei seguenti importi volti a finanziare interventi di messa in sicurezza di Istituti con sede nel territorio provinciale:


Succ. Baldessano – Roccati Carmagnola Euro 850.000,00
L.S. Galilei Ciriè Euro 250.000,00
L.C. Botta Ivrea Euro 550.000,00
I.I.S. Darwin - Romero Rivoli Euro 3.000.000,00
I.I.S. Ferraris Settimo T.se Euro 160.000,00
I.I.S. Steiner Torino Euro 500.000,00
I.A. Passoni Torino Euro 250.000,00
I.I.S Sommeiller - Ferraris Torino Euro 300.000,00
Primo Liceo Artistico Torino Euro 550.000,00
I.T.G. Guarini Torino Euro 250.000,00
I.T.I. Casale Torino Euro 100.000,00

In data 26/11/2010 la Provincia di Torino ha comunicato i dati richiesti al fine della stipulazione delle convenzioni al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche del Piemonte e Valle d’Aosta.

In data 24/2/2011 la Provincia ha trasmesso al Provveditorato (in triplice originale) tutte le Convenzioni debitamente compilate e sottoscritte dal Presidente della Provincia.
Con nota 14/6/2011 si sollecitava la restituzione, da parte del Ministero, delle Convenzioni debitamente sottoscritte, registrate e vistate, al fine di presentare al Provveditorato stesso i progetti relativi e procedere con le gare d’appalto.

Ad oggi è stata restituita solo la Convenzione relativa al rifacimento delle coperture del Darwin di Rivoli, e di conseguenza questo Ente non ha potuto avviare le procedure di gara degli interventi che lo stesso Ministero ha valutato prioritari e urgenti a garanzia della sicurezza della popolazione scolastica.
Si segnala che, a fronte dell’avvenuta assegnazione delle risorse da parte del CIPE, questo Ente ha dato precedenza alla elaborazione dei progetti sopra elencati rispetto ad altri possibili interventi; gli stessi progetti sono già stati tutti predisposti dagli Uffici tecnici dell’Ente, ma non sono stati sottoposti al Provveditorato al fine di non far decorrere i termini previsti all’art. 4 delle
Convenzioni stesse in mancanza della copertura finanziaria degli interventi.
La mancata sottoscrizione delle Convenzioni ha quindi compromesso buona parte del
Programma dei Lavori Pubblici della Provincia di Torino relativo all’edilizia scolastica per l’anno 2011. Peraltro, l’urgenza degli interventi sta determinando situazioni di pericolo anche critiche, a fronte delle quali la Provincia – esposta anche all’applicazione di sanzioni da parte degli Enti preposti alla tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro – si vede costretta in taluni casi
ad interdire l’utilizzo dei locali degli Istituti scolastici interessati, penalizzando così studenti e corpo docente.
L’Ente non dispone, infatti, di risorse finanziarie alternative con cui sostenere gli interventi suddetti, considerato che deve provvedere per legge alla manutenzione di più di 150 edifici scolastici.
Si chiede quindi nuovamente di dare corso con ogni urgenza alla sottoscrizione, registrazione e visto delle Convenzioni in parola, nell’interesse della popolazione scolastica cui le risorse suddette sono state destinate fin dal maggio 2010 e che legittimamente attende l’esecuzione degli interventi all’epoca ampiamente pubblicizzati anche dal MIUR e di garantire la disponibilità delle
corrispondenti risorse finanziarie sin dall’inizio del 2012.

Distinti saluti.

Umberto D’Ottavio

martedì 20 dicembre 2011

EDILIZIA SCOLASTICA: ASSEGNATI I CONTRIBUTI AI COMUNI CON MENO DI 5000 ABITANTI

Con una delibera approvata dalla Giunta provinciale di Torino sono stati assegnati - per il 2011 - circa 410.000 euro di contributi ai Comuni del territorio della Provincia di Torino con popolazione inferiore ai 5000 abitanti: si tratta di fondi regionali destinati a limitati interventi di edilizia scolastica. “ La Regione Piemonte – riferisce l’assessore all’Istruzione Umberto D’Ottavio - doveva trasferire circa un milione di euro come previsto da una disposizione del 2008. La Provincia ne ha ricevuti solo 400.000 ed è stata costretta a intervenire con risorse finanziarie pari al 40% di quanto richiesto dai Comuni, in attesa che la Regione corrisponda la parte rimanente dell’ammontare complessivo”. I contributi per i piccoli interventi di edilizia scolastica sono stati erogati ai seguenti Comuni: - Agliè: 10.096 euro (messa a norma impianti e contenimento energetico della scuola elementare e media) - Airasca: 7.852 euro (adeguamento sismico della scuola media) - Bricherasio: 14.582 euro (interventi ai servizi igienici nel primo piano della scuola elementare) - Candia Canavese: 15.705 euro ( manutenzione ordinaria della scuola elementare) - Chiaverano: 1.572 euro ( manutenzione straordinaria della centrale termica della scuola materna) - Cuceglio : 4.887 euro (manutenzione straordinaria della palestra elementare) - Fenestrelle: 13.465 euro ( sostituzione serramenti della scuola elementare e media) - Frassinetto: 20.057 euro (abbattimento barriere architettoniche e adeguamenti normativi della scuola elementare) - Front: 4.391 euro (lavori di pavimentazione del cortile della scuola elementare) - Locana: 17.470 (manutenzione straordinaria della scuola materna e della palestra) - Mompantero: 20.057 euro (ristrutturazione impianti della scuola materna) - Monteu da Po: 12.924 euro (manutenzione straordinaria della scuola materna ed elementare) - Novalesa: 12.340 euro (sostituzione manto di copertura della scuola elementare) - Oulx: 22.436 euro (manutenzione straordinaria della scuola elementare e media) - Ozegna: 20.192 euro (1°lotto manutenzione straordinaria della scuola elementare) - Pomaretto: 17.898 euro (opere di manutenzione straordinaria della scuola elementare e della palestra) - Prali: 17.949 euro (manutenzione straordinaria della palestra elementare) - Prarostino: 20.181 euro (lavori di adeguamento alle prescrizioni Asl della scuola materna ed elementare) - Prascorsano: 8.362 euro (manutenzione straordinaria della scuola elementare) - Rivalba: 17.949 euro (manutenzione straordinaria della scuola elementare) - Salassa: 15.705 euro (adeguamento impianti idro-termo-sanitari della scuola elementare e della palestra) - Samone: 17.925 euro (manutenzione straordinaria e contenimento energetico della scuola elementare) - San Germano Chisone: 9.661 euro (manutenzione straordinaria della palestra della scuola materna) - San Martino Canavese: 12.130 euro (messa in sicurezza della scuola materna) - Tavagnasco: 20.160 euro (ristrutturazione edilizia della scuola materna) - Torre Canavese:17.377 euro (manutenzione straordinaria della scuola elementare) - Vaie: 4.377 euro (interventi per risparmio energetico della scuola materna, elementare e palestra) - Villafranca Piemonte: 15.705 ( costruzione nuova mensa scolastica della scuola media) - Villarfocchiardo: 4.301 euro (rifacimento impianto di riscaldamento della palestra della scuola elementare) - Villastellone: 12.340 euro (rifacimento copertura della scuola materna).

mercoledì 7 dicembre 2011

Che cosa significa davvero abolire le Province

L’abolizione delle Province, se passerà la modifica costituzionale, è la vittoria del centralismo statale contro l’autonomia locale.

Questo è ,e non altro, il significato vero dell’abolizione delle Province. Non altro perché, lo capiscono tutti che l’eliminazione dell’ente non è accompagnato dalla scomparsa delle questioni di cui si occupa. Infatti, sarà necessario stabilire chi avrà l’incombenza della viabilità, dell’edilizia scolastica, dei trasporti, della pianificazione territoriale, dell’agricoltura, della pesca, dei rifiuti, dell’acqua e dell’aria, del turismo, della montagna, delle attività produttive, del lavoro, dei centri per l’impiego, della formazione professionale, delle infrastrutture e di altre questioni di cui si occupa la Provincia.

E’ la vittoria del centralismo statale e del ritorno in auge delle sue ramificazioni di origine napoleonica fatta di prefetture e provveditorati preposti all’attuazione di scelte ministeriali che con una circolare risolvono i problemi.

La nostra storia, quella unitaria, quella dei 150 anni è un continuo scontro tra la necessità di mantenere unito un Paese molto differente al suo interno e ricco di realtà locali piene di iniziative e proposte verso un ruolo forte delle autonomie loali.
In realtà la Costituzione repubblicana con la cancellazione del Regno d’Italia aveva fatto la scelta dello sviluppo dell’autonomia locale dando ai governi espressione della democrazia diffusa sul territorio un ruolo importante. La riforma del titolo V° della Costituzione ha sancito che la Repubblica Italiana è costituita “dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni”.

Di più non si poteva chiedere per le autonomie locali.

La scelta drastica, forse incostituzionale, del provvedimento del Governo sul futuro delle Province è sbagliata perché fuori dal contesto del percorso per l’attuazione del titolo V° della Costituzione e teso a rispondere ad un bisogno di riduzione dei costi della politica di cui non si capisce il criterio.

Però sono convinto che il tema riguarda non tanto Monti quanto i partiti (tutti). Infatti non ci sarà nessuna manifestazione di protesta delle Province, perché se la politica italiana non ritiene utile un ente di governo di area vasta si assumerà la responsabilità di aver avviato un processo di riduzione della democrazia diffusa di cui non è difficile immaginare gli esiti e che di sicuro non saranno limitati al livello provinciale.

Altro che “glocal” per pensare globalmente e agire localmente. Avanti con centralismo e prefetture!



Umberto D’Ottavio

Presidente di Legautonomie del Piemonte

martedì 6 dicembre 2011

Province: “Modifiche non cambiano il giudizio nettamente negativo”

Province, Castiglione “Modifiche non cambiano il giudizio nettamente negativo”
Ricorso alla Consulta contro norme incostituzionali

“La versione definitiva della norma della manovra finanziaria che riguarda le Province non sposta di una virgola la posizione e il giudizio nettamente negativo espresso dall’Upi in questi giorni. L’articolato deve essere stralciato dal decreto, perché le riforme istituzionali, per avere un effetto reale di riduzione della spesa pubblica, non possono essere improvvisate e devono essere condivise e complessive”.

Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, al termine dei lavori dell’Assemblea Generale delle Province che si è chiusa oggi a Roma.

“E’ già ridicolo e umiliante – afferma Castiglione – che le norme che aboliscono le Province, istituzioni previste dalla Costituzione come parte fondante della Repubblica, vengano inserite nello stesso articolo in cui si parla di Autorità di Governo e Autorità indipendenti.
La relazione tecnica e il Parlamento chiariranno che gli effetti finanziari della norma in termini di risparmio sono pari a zero, e anzi, che si produrranno nuovi costi.

Come abbiamo annunciato oggi – conclude Castiglione – faremo ricorso alla Corte Costituzionale contro una norma che, come hanno confermato illustri costituzionalisti, incide con un decreto su una materia che gode di copertura costituzionale e lede l’autonomia organizzativa degli enti garantita dalla Costituzione, perché incide sugli statuti. Un intervento che certo non può essere fatto per decreto”.

Roma, 6 dicembre 2011

mercoledì 30 novembre 2011

Lettera aperta al Ministro Francesco Profumo

Carissimo Professore Ministro Francesco Profumo, la Sua nomina ha suscitato molte attese e la speranza di richiamare una nuova attenzione ai temi della scuola e dell’istruzione.

Negli ultimi 10 anni del secolo scorso quando si diceva “RIFORMA della SCUOLA” si pensava e si parlava di didattica e di pedagogia.

Invece, in questi primi 10 anni del nuovo secolo, il concetto si è più avvicinato a quello di una azienda in crisi che scarica le sue difficoltà sul personale e per “riforma” ormai si è inteso solo più riduzione della spesa.

Inoltre, non voglio rincarare la dose, ma chi ha diretto il sistema dell’istruzione in questi anni non ha capito che la scuola è un sistema complesso e articolato e di fronte alla vera condizione di eterogenità non c’è bisogno di più centralismo, ma al contrario di più articolazione e diffusione della responsabilità.
Non di un modello statico o rigido c’è bisogno, ma piuttosto di strategia differenziata, di verifiche di sistema e di interventi sul piano territoriale considerate le evidenti differenze tra i sistemi scolastici reali delle diverse aree del Paese.

Innanzitutto, dobbiamo ripartire dalla scuola come sistema educativo della comunità nazionale e, quindi, ristabilire questo quale mandato della scuola.

In questi anni si è generato un corto circuito e i tanti ricorsi alla Corte Costituzionale riferiscono di una situazione caotica. I decreti, se non semplici circolari sono diventati lo strumento operativo. Secondo me, siamo andati ben oltre il lecito, il consentito e l’accettabile.

Non credo però che un ritorno all’antico, quello di un forte e magari più ricco ministero, sia la via.

Credo piuttosto che la nostra scuola ha bisogno di declinare i “famosi” obiettivi di LISBONA, quelli per il 2020, nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni e mettere nelle condizioni le Istituzioni locali di condividere la responsabilità nazionale nel raggiungimento di quegli obiettivi.
Anzi, io credo, che una iniziativa utile sia quella di mettere in evidenza in quali Comuni e in quali Province e in quali Regioni si siano raggiunti o si stiano raggiungendo gli obiettivi e sostenere gli altri territori perché si arrivi ad una performance nazionale positiva.

Per questo ci aspettiamo dal Governo parole chiare sull’innalzamento dell’obbligo scolastico, sui tempi e sui luoghi dell’apprendimento, sugli ordinamenti e sull’innovazione, sul reclutamento e la formazione dei docenti, sull’inclusione e sulla valutazione.

La scuola ha bisogno di segnali concreti di affetto e considerazione.
Buon lavoro Ministro

Umberto D’OTTAVIO

giovedì 24 novembre 2011

“Finiti i controlli Ora servirebbero novanta milioni”

MARIA TERESA MARTINENGO


Umberto D’Ottavio Assessore provinciale all’Istruzione «nella sicurezza della scuola di Rivoli abbiamo già speso un milione e mezzo di euro. Ora siamo all’appalto più importante, quello per il tetto: 8 mila metri quadri»

Sono tre anni che per noi il 22 novembre è un giorno molto triste. Quest’anno la madre di Vito ha scritto quella bellissima lettera a nome di suo figlio e noi abbiamo voluto rispondere. È il minimo, rispondere a Vito su quel che è stato fatto». L’assessore all’Istruzione della Provincia, Umberto D’Ottavio ha assecondato la toccante scelta di Cinzia Scafidi. E con il presidente Antonio Saitta si è rivolto a Vito, come in un «rosario laico», con i numeri di un impegno che è stato grande, ma che vorrebbe essere molto più grande: 90 milioni di euro. Un miraggio.

Il 22 novembre impone un bilancio sulla sicurezza a scuola a cominciare dal Darwin. Che cosa si è fatto e cosa resta da fare?

«A Rivoli, per rimettere la scuola in ordine, la Provincia ha già speso un milione e mezzo di euro. Ora siamo in prossimità dell’appalto più importante, per il rifacimento della copertura del tetto. La base d’asta è di quasi 3 milioni: sono 8000 metri quadrati. Sotto quel tetto c’è anche il Romero, in tutto tremila studenti. Speriamo di dare presto il via ai lavori».

L’ala dov’è avvenuto il crollo è ancora chiusa. Perché?

«È la parte che è stata messa sotto sequestro. Mentre nel resto della scuola abbiamo tolto la controsoffittatura e messo a norma tutto quanto, lì è ancora tutto da fare, non si è potuto toccare nulla. Ma i lavori sono già stati messi a bilancio. Il liceo di Vito per noi deve essere il modello della scuola sicura. Poi, nel frattempo abbiamo inaugurato e intitolato a Vito Scafidi l’istituto di Sangano. Il più bello, sicuro ed ecocompatibile di tutta la Provincia».

E nel resto del territorio?

«Abbiamo controllato tutte le nostre 170 scuole, individuando i problemi e stendendo una scheda. L’ammontare delle necessità sarebbe di 90 milioni, ma siccome sappiamo che non li abbiamo e non li avremo mai, faremo un po’ alla volta. Il programma dei lavori è stabilito».

Ma la sicurezza?

«Dalla tragedia del Darwin, il Consiglio Provinciale ha via via aumentato il suo impegno per l’edilizia scolastica: sia per la sicurezza che per la manutenzione. Nonostante le difficoltà, il patto di stabilità, i guai abbiamo aperto 70 cantieri».

Dal novembre 2009 ci sono stati altri problemi...

«Noi abbiamo un problema cronico perché il 50% delle nostre scuole è ospitata in edifici nati per altri usi. Lo stesso Darwin, come si sa, era il Seminario diocesano. Ma da allora ci basta una segnalazione, la presunzione di un guaio, e subito interveniamo, quando è il caso anche chiudendo aule, palestre e parti di scuole».

Scelte che fanno storcere il naso...

«Il disagio è disagio, ma più nessuno dopo la tragedia del Darwin ha il coraggio di rinunciare alla sicurezza. Abbiamo la responsabilità di 90 mila studenti e 20 mila docenti: cerchiamo di onorarla in ogni modo anche se non ci neghiamo le difficoltà».

Ci sono notizie dei fondi Cipe che la Provincia attende?

«Abbiamo ricevuto la promessa dal ministero per 13 progetti presentati: 6,5 milioni di euro. L’unica convenzione firmata è stata quella per il Darwin. Al Passoni, dove è stato autorizzato il nuovo liceo musicale, siamo dovuti intervenire con le nostre risorse. Sono tante le scuole che aspettano. Sarebbe un bel segnale se adesso questi fondi si sbloccassero».

lunedì 31 ottobre 2011

Conferenza delle Regioni: proposta in merito alle modalità attuative del dimensionamento scolastico

CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME
11/126/CR8a/C9
PROPOSTA IN MERITO ALLE MODALITÀ ATTUATIVE DELL'ARTICOLO 19,
COMMA 4, DEL D.L. N. 98 DEL 2011, CONVERTITO NELLA LEGGE N.111 DEL 2011


La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome: atteso che molte Regioni hanno impugnato l'art. 19 del DL 98/2011 convertito in L.
111/ 2011, in quanto invasivo delle competenze regionali in materia di
programmazione della rete scolastica;
consapevole che il MIUR si pone obiettivi di risparmio dai quali non intende
prescindere;
al fine di assicurare l'operatività del sistema scolastico, propone comunque al Ministro
dell’Istruzione università e ricerca un accordo sulle modalità di applicazione del medesimo
articolo, per garantire sia la omogenea applicazione nelle diverse realtà regionali che la
necessaria sostenibilità.
Proposta della Conferenza:
1. Le Regioni intendono raggiungere l'obiettivo utilizzando i parametri numerici di cui alla norma (1000 o 500 alunni per istituto comprensivo) come media regionale di
riferimento, ovvero come risultato ottenuto dal numero complessivo degli alunni
diviso il numero delle autonomie, esercitando in questo modo la propria competenza
a programmare le autonomie scolastiche sul territorio, nell’ambito della funzione di
organizzazione della rete scolastica svolta in collaborazione con gli Enti locali.
2. le Regioni si impegnano a proseguire nel percorso di aggregazione delle direzioni
didattiche e delle scuole medie, oggi autonome, in istituti comprensivi, tenendo conto prioritariamente che tale accorpamento favorisca la verticalizzazione dei percorsi e la continuità didattica per una maggiore qualità dell'offerta formativa.
Dove si valuti che l’operazione di aggregazione, per motivi legati alle condizioni
geografiche, socioeconomiche e alla “storia” del territorio, nonché alla situazione
dell’edilizia scolastica, non corrisponda alla auspicata finalità (vedi sopra), ma risulti piuttosto una forzatura “quantitativa” rispetto alle scelte ed ai comportamenti delle famiglie e degli alunni, sono mantenute le direzioni didattiche e le scuole medie, oggi autonome, pur nel rispetto dei parametri numerici di cui all'articolo 19, comma 4 da applicarsi nelle modalità di cui al precedente punto 1;
3. le Regioni si impegnano a raggiungere l'obiettivo entro l'anno scolastico 2014 –
2015.
Roma 27 ottobre 2011

venerdì 28 ottobre 2011

Bersani:io in campo per la premiership. Pronti alla sfida di governo.

Pronti ad affrontare la sfida del governo, che sia ora con un esecutivo di transizione, o che sia dopo elezioni anticipate. Perché una cosa è certa, avverte Pier Luigi Bersani, così al 2013 non ci si arriva. Il segretario del Pd traccia la sua road map: primarie di centrosinistra dopo aver stretto un accordo «di credibilità» con Idv, Sel e Psi, che metta al riparo dagli errori del passato sulla tenuta della coalizione attraverso precisi meccanismi parlamentari (un vero e proprio vincolo di maggioranza nei gruppi parlamentari); e apertura ai moderati con un patto di legislatura. Obiettivo: «Ricostruire il Paese» dopo il ventennio berlusconiano. Chiarendo che, quando sarà il momento di scegliere dal basso il candidato premier, il candidato del Pd sarà lui.

Segretario, lei ha definito il documento d’intenti del governo alla Ue come «merce usata», ma i sindacati prendono la parte sui licenziamenti molto sul serio minacciando lo sciopero generale. Come stanno le cose?
«A uno sguardo obiettivo il documento è fortemente minaccioso sul mercato del lavoro. Quando si parla con tanta leggerezza di licenziamenti per motivi di crisi si deve sapere che in questo stesso momento abbiamo 400 mila cassintegrati che leggendo questa novità potrebbero apprendere che da oggi sono tutti licenziati. Al netto di queste minacce, è tutta merce usata venduta come nuova. Penso alle pensioni ma anche alla presa in giro colossale sulle liberalizzazioni. Sulle riforme istituzionali si parla di dimezzare il numero dei parlamentari nella stessa settimana in cui in commissione al Senato hanno stoppato i tagli. Indicano scadenze parlamentari mentre sono costretti alle Camere a ritirare tutti i disegni di legge».

L’Europa però sembra apprezzare le promesse italiane.
«E io non voglio certo minare questa apertura di credito. Ma se tra un mese emerge che abbiamo raccontato ancora un sacco di favole, raddoppiamo i guai. Non possiamo vendere altro fumo».

Nei suoi colloqui di queste ore con Casini e Di Pietro è stata messa a punto una strategia comune delle opposizioni in Parlamento?
«Il giudizio delle diverse opposizioni mi pare largamente univoco. E cioè riteniamo che questo governo non sia più in grado né di produrre cose significative né di garantire ormai l’ordinaria amministrazione».

Resta la necessità, per chiunque governi oggi o governerà domani, come ha detto il capo dello Stato, di assumersi la responsabilità di misure impopolari.
«Chiunque governi o governerà deve prendere misure dure e giuste. Se sono giuste non sono sicuro che siano anche impopolari. L’unica chiave per rispondere è un atteggiamento di fiducia e di verità che dica: chi ha di più deve dare di più, chi è stato disturbato meno ora dovrà disturbarsi di più. E si parte con una cura di riforme secche e vere. Quando io feci da ministro le mie liberalizzazioni, l’Italia si svegliò al mattino con una sorpresa: ecco, il metodo è quello. Il giorno dopo il nuovo governo l’Italia deve svegliarsi con una sorpresa: cose serie e incisive, ma eque. Sto parlando innanzitutto di tagli ai costi della politica, semplificazione amministrativa, un fisco più giusto, liberalizzazioni vere, lotta alla precarietà e così via. E ripeto: eque. Perché la cosa più scandalosa di queste ore è che tra Bce, Ue, lettera e tutto il resto, è scomparso, per esempio, il tema dell’evasione fiscale che è il vero punto di differenza tra noi e il resto d’Europa».

Sta di fatto che il governo che sembrava aver ripreso ossigeno è di nuovo nella tempesta, tra dissidenti del Pdl e gelo con Tremonti.
«Basta far due passi in Parlamento e incontrare parlamentari del centrodestra per vedere che non hanno risolto proprio niente».

Quindi restano tutti i diversi scenari per il dopo Berlusconi. Ma possibile che anche sul votare subito-votare dopo il Pd sia riuscito a dividersi?
«Trovo questi giochetti di comunicazione francamente irritanti. Soprattutto perché il Pd da un anno negli organismi di partito e nelle dichiarazioni del segretario, dice una cosa e una sola: siamo pronti a far la nostra parte in un governo di transizione che sia segnato da una discontinuità e che abbia una larga base parlamentare. Queste riflessioni le ho anche consegnate al presidente della Repubblica non da oggi. Non ci sono queste condizioni? Non possiamo aspettare il 2013. Una terza strada non c’è. Poi, è chiaro, non tutto è nelle nostre mani ma le nostre intenzioni sono queste. Punto».

Il Pd sconta anche un evidente fattore di ambiguità, segretario: non sapere con quale candidato premier né con quali alleanze si presenterà agli elettori.
«Quando sento questa storia che il Pd è diviso sono il primo a dire che a volte esageriamo, ma mi chiedo anche: non è che è entrato in vena un berlusconismo per cui ci si aspetta che parli sempre uno solo? La verità è che noi stiamo lavorando a qualcosa di più grande e profondo del giorno per giorno, stiamo lavorando a una ricostruzione dal lato democratico e dal lato del patto sociale. E’ da qui allora che faccio il discorso sulle alleanze e tutto il resto. E da qui viene fuori il lavoro che stiamo facendo e che è un ben più avanti di quel che comunemente si pensa».

Quando dice «stiamo» a chi si riferisce?
«A noi del centrosinistra. E sto parlando del Pd, di Di Pietro, di Vendola, dei socialisti. Qual è il problema che dobbiamo affrontare e risolvere insieme? La credibilità. Io sto lavorando su questo e stiamo facendo importanti passi avanti su cose molto concrete».

Sta parlando della messa a punto di un documento comune, di una sorta di contratto come lo chiamerebbe Berlusconi?
«Sto parlando di risposte a domande tipo: ma noi la maggioranza parlamentare come la garantiamo, con quale meccanismo? I cinque-sei punti del programma che la gente sa essere un problema - politica internazionale, risanamento, concertazione - come pensiamo di risolverli?».

Quindi lei, Vendola e Di Pietro siete già entrati nel merito di un programma di governo vero e proprio?
«Fare un programma è facile, il punto vero lo ripeto è la credibilità».

E come la si garantisce? I precedenti storici della sinistra di governo non sono proprio rassicuranti.
«Appunto. Per questo stiamo ragionando su un preciso meccanismo. Voglio essere ancora più chiaro: nella vita dei gruppi parlamentari dovrà esserci un vincolo di maggioranza».

D’Alema ha sottolineato giorni fa come l’accordo a sinistra non sia sufficiente e che per arrivare al 60% si debba aprire al centro. Condivide?
«E infatti da questa posizione il centrosinistra deve rivolgere un messaggio alle forze moderate per un governo di ricostruzione. Io non tiro per la giacca nessuno, rispetto, capisco i problemi, i muri da oltrepassare, però al Terzo Polo voglio dire: la vedete l’Italia? Non sto parlando di un’ammucchiata ma di un incontro tra progressisti e moderati italiani per un patto di legislatura e su una dozzina di riforme da fare per ricostruire l’Italia. In vista di questo, glielo dico molto francamente, anche il Pd deve darsi una registrata, perché non sempre la discussione che sento tra noi è all’altezza di questa sfida. Il progetto - centrosinistra di governo, allargamento al centro con un patto di legislatura, ricostruzione dell’Italia - va bene? Avanti, allora si tira. Non va bene? Si discute. Ma non c’è più tempo per chiacchiere che non vanno da nessuna parte».

Visto che sta tracciando la road map da qui al voto, parliamo di candidature? Sarà lei il candidato premier del Pd alle primarie?
«Io ci sono. Non andrò mai davanti al Paese dicendo che ci sono perché lo dice lo statuto del Pd, ma il Pd, che è nato con il metodo delle primarie, proporrà il suo candidato con un’assunzione di responsabilità politica. La coalizione deciderà a proposito delle primarie e chi può partecipare. E a quella discussione non ci si aspetti un Pd o un Bersani che chiude le porte. Quando sento qualcuno dire che Bersani ha paura, io rispondo: è fin da bambino che non ho paura».

Oggi Renzi riunisce a Firenze giovani e meno giovani rottamatori. Tanta dialettica al Pd fa bene o fa male?
«Può far bene, può anche far male. A Pesaro, concludendo la festa del Pd, ho detto ai giovani: se toccherà a me, il giro della ricostruzione lo metterò largamente sulle vostre spalle. Chiedo però che l’idea del collettivo, della squadra, non venga calpestata in nome di eccessi personalistici che ormai sono cose del passato».

Sabato prossimo, segretario, il Pd sarà in piazza a Roma. Perché?

«Saremo in piazza San Giovanni perché è un luogo che ha scandito le vicende democratiche del nostro Paese. Sarà un incontro festoso, nel rispetto dell’ordinanza del sindaco sui cortei, chi non vorrà portare bandiere del Pd porterà il tricolore, saremo lì insieme nel nome del popolo italiano. E mi piace pensare che dopo la figura disastrosa che abbiamo fatto agli occhi dell’Europa, la rimessa in moto della dignità dell’Italia possa passare proprio da questo appuntamento, con la partecipazione dei leader progressisti francese e tedesco, proprio nella città che ospitò i trattati fondativi dell’Unione».

Il messaggero
28 ottobre 2011

mercoledì 26 ottobre 2011

RISTRUTTURAZIONE DI 20 PALESTRE DI SCUOLE MEDIE SUPERIORI

La spesa prevista è di circa 1 milione di Euro e sarà coperta all’80% dalla Regione e al 20% dalla Provincia

Su proposta dell’Assessore all’Istruzione, Edilizia scolastica e Patrimonio, Umberto D’Ottavio, la Giunta Provinciale ha approvato i progetti preliminari per l’adeguamento strutturale di 20 palestre scolastiche, finanziabile attraverso la partecipazione ad un bando recentemente pubblicato dalla Regione Piemonte nell’ambito del Piano annuale di interventi per l’impiantistica sportiva 2011. Il termine per la presentazione dei progetti era fissato per il 31 ottobre. I progetti riguardano la messa in sicurezza, la manutenzione straordinaria, l’adeguamento normativo, l’abbattimento di barriere architettoniche, il miglioramento della fruibilità delle palestre.



“Il bando della Regione mette a disposizione circa 2 milioni di Euro per l’intero territorio piemontese, con l’obiettivo di migliorare ed ampliare la fruibilità delle palestre in orario extra-scolastico da parte delle società sportive e delle comunità locali. – spiega l’Assessore D’Ottavio - In base ad un criterio demografico e a considerazioni sulla presenza di società sportive sul territorio, il 50-60% della somma disponibile dovrebbe spettare alla Provincia di Torino. Grazie a quelle risorse, sarà coperto circa l’80% dei costi degli interventi progettati, compresi la progettazione e la direzione dei lavori. In caso di ammissione al co-finanziamento, la Provincia provvederà ad inserire le opere nel Programma triennale dei lavori pubblici 2012-2014 e a stanziare le somme necessarie a coprire la propria quota di copertura dei costi, che sarà del 20%”. E’ inoltre previsto che nel Bilancio 2012 della Provincia venga istituito un apposito capitolo di spesa, separato da quelli inerenti l’edilizia scolastica, in considerazione del servizio che le palestre garantiscono all’utenza sul territorio.



La Delibera approvata questa settimana dalla Giunta Provinciale fa seguito all’approvazione da parte del Consiglio Provinciale, del Programma pluriennale per l’impiantistica sportiva per il quadriennio 2011-2014, che ha come obiettivo prioritario il miglioramento della situazione strutturale delle palestre scolastiche e di altri impianti di proprietà della Provincia. Il Programma nasce per far sì che sia reso effettivo quanto previsto legislazione vigente in materia, che assegna alle Province la competenza sulla manutenzione ordinaria e straordinaria delle palestre scolastiche. Per assolvere al compito istituzionale fissato dalla legge, la Provincia punta a mettere in campo, oltre alle risorse proprie, quelle della Regione Piemonte, dell’Istituto per il Credito Sportivo e del sistema sportivo locale.









LE SCUOLE INTERESSATE DAI PROGETTI DI RISTRUTTURAZIONE DELLE PALESTRE



Istituto di Istruzione Superiore “Ignazio Porro” di Pinerolo (spesa complessiva prevista 51.682,53 Euro), Istituto di Istruzione Superiore “Etttore Majorana”-succursale di corso Tazzoli a Torino (spesa complessiva prevista 56.995,40), Istituto di Istruzione Superiore “Primo Levi” di Torino (51.371,51), Liceo Scientifico “Marie Curie” di Pinerolo (57.680,64), Istituto Tecnico per Geometri “Guarino Guarini” di Torino (52.740,51), Primo Liceo Artistico di Torino (51.120,83), Liceo Scientifico “Giordano Bruno” di Torino (50.628,40), Liceo Scientifico “Albert Einstein” di Torino (50.973,10), Istituto di Istruzione Superiore “Cena” di Ivrea (51.182,39), Istituto di Istruzione Superiore “Bodoni” di Torino (46.095,28), Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato “Galileo Galilei” di Torino (50.628,40), Liceo Scientifico “Ettore Majorana” di Moncalieri (50.628,40), Liceo Scientifico “Augusto Monti” di Chieri (50.628,40), Istituto Tecnico Commerciale “Erasmo da Rotterdam” di Nichelino (50.628,40), Istituto Tecnico Industriale Statale “Pininfarina” di Moncalieri (47.486,42), Istituto di Istruzione Superiore “Elio Vittorini” di Grugliasco (52.150,92), Liceo Scientifico “Marie Curie” di Grugliasco (52.150,92), Liceo Scientifico “Alessandro Volta” di Torino (51.386,42), Istituto Magistrale “Regina Margherita” di Torino (52.201,26), I.T.A.S “Santorre di Santarosa” (42.103,66).

venerdì 14 ottobre 2011

Berlusconi ha i numeri

14 ottobre 2011
di Anna Finocchiaro

Da Berlusconi abbiamo sentito il solito discorso pieno di bugie, di propaganda e di arroganza. E proprio l'arroganza è la questione che preoccupa di più. Non ci aspettavamo nulla, visto che nulla può dire Berlusconi in termini di proposta politica al Paese, ma ci attendevamo un minimo di responsabilità.
E invece abbiamo ascoltato le solite bugie sulle riforme, cento volte annunciate e mai realizzate, visto che gli unici provvedimenti portati avanti da questa maggioranza in Parlamento riguardano le intercettazioni e la prescrizione breve.
Abbiamo ascoltato la solita propaganda sui meriti dell'Esecutivo in materia di economia, in realtà inesistenti. Abbiamo ascoltato la solita solfa sul decreto sviluppo, panacea di ogni male di cui però nessuno conosce il contenuto. Il tutto condito dal livore conosueto contro le opposizioni.
Ci troviamo di fronte ad un uomo che ha perso il senso della realtà, ma la realtà è che conserva i numeri in Parlamento ma dal punto di vista politico il suo governo è finito.

venerdì 9 settembre 2011

Buon anno scolastico 2011/2012

Lunedì 12 settembre inizia il nuovo anno scolastico in tutto il Piemonte. Nella Provincia di Torino sono 270.000 gli studenti impegnati nelle scuole primarie e secondarie ai quali vanno sommati i circa 30.000 delle scuole paritarie e in obbligo di formazione presso le agenzie.
A tutti loro e agli insegnanti e al personale della scuola va il nostro augurio di un anno proficuo e ricco di soddisfazioni.

Le difficoltà non mancano e altre si intravedono, ma di una cosa dobbiamo essere tutti convinti e agire di conseguenza: l’esperienza scolastica è insostituibile. Compito degli adulti è fare in modo che sia la migliore possibile.

La Provincia di Torino ha un obiettivo prioritario che è di mantenere il livello di eccellenza raggiunto dal nostro sistema scolastico che è stato classificato tra i migliori d’Italia.(report della rivista Tuttoscuola maggio 2011).

Quattro sono gli elementi che caratterizzano questo risultato.

Il primo riguarda la scuola dell’infanzia, siamo tra le Province con il più alto tasso di partecipazione. Sono ormai un elemento costitutivo del sistema dell’istruzione e sempre meno semplice servizio alle famiglie.
Il secondo è una scuola primaria ricchissima di insegnanti motivati e strutture, realizzate dai Comuni, moderne ed efficienti, con servizi mensa di grande qualità con prodotti bio e a km 0. Dove il tempo scuola ampio ha consentito di raggiungere risultati molto positivi.
Il terzo è una scuola secondaria superiore profondamente radicata nel territorio in grado di garantire una offerta formativa di qualità che assicura preparazione e competenze spendibili.
Il quarto, una presenza universitaria che punta alla sua internazionalizzazione senza rinunciare al bacino di utenza naturale e che fa della nostra università quella con la più bassa dispersione in Italia.

Credo che proprio questa situazione ha permesso di realizzare le grandi trasformazioni del nostro territorio. Infatti è dimostrato che il livello di sviluppo sociale ed economico di un territorio, sempre di più è legato al livello di istruzione dei suoi abitanti. Questo dovrebbe far pensare a tutti coloro che si preoccupano del futuro di una realtà che la pre condizione per porre le basi di un qualunque progetto è proprio il livello di istruzione di chi può contribuire a realizzarlo.

Per questo l’investimento per la scuola è quello con la più alta resa. Soprattutto nei periodi di crisi.

Buon anno scolastico 2011/2012.

Umberto D’OTTAVIO
Assessore all’Istruzione della Provincia di Torino.

giovedì 8 settembre 2011

Solo il referendum ce la può fare

Quando, nel 2005 fu approvata la legge Calderoli, a tutti nota come legge “porcellum”, eravamo in campagna elettorale per rinnovare parlamento e governo. Comprendemmo subito che era stata pensata per impedire la nostra vittoria. Era stata fatta “contro” una parte politica e approvata a colpi di maggioranza.
Chi ne volesse oggi fare un bilancio vero, sarebbe costretto ad ammettere che ha colpito soprattutto il paese e le sue istituzioni. Tutto il paese. Le ha ferite nell’autorevolezza e nella legittimità agli occhi dei cittadini che non si sentono rappresentati da un parlamento di nominati. Le donne e gli uomini del nostro paese hanno diritto di scegliere i propri rappresentanti in parlamento, hanno diritto a una relazione vera e diretta con chi rappresenta gli interessi del territorio in cui vivono e operano.
Nei giorni scorsi, quando ho sottoscritto a Bologna i quesiti referendari per l’abrogazione della legge elettorale vigente e per il ripristino di quella precedente, a sua volta preceduta da un referendum che con un consenso di oltre l’82% dei voti e un’affluenza del 77% aveva portato all’abrogazione della normativa elettorale proporzionale, ho detto che è tempo di restituire ai cittadini italiani il diritto di scegliere i propri rappresentanti in parlamento. Proprio con il tempo siamo costretti oggi a fare i conti. Le notizie che mi raggiungono in Cina, dove mi trovo per gli annuali impegni accademici, fanno sperare che l’obiettivo delle 500mila firme da consegnare alla Cassazione a fine settembre, sia ormai a portata di mano.
La risposta che arriva dalle italiane e dagli italiani che si affollano ai banchetti per la raccolta delle firme non lascia dubbi al riguardo: non è pensabile che si possa tornare alle urne con la peggiore legge elettorale della storia della nostra repubblica.
Con la mia firma sento di avere interpretato il sentimento di tanti concittadini: di fronte ad una crisi economica e sociale così grave come quella che scuote il mondo, l’Europa e l’Italia, il parlamento e i parlamentari non sembrano disporre agli occhi dei cittadini della piena legittimità e del rispetto che mai come oggi sarebbero necessari. Anche per questo ho detto di avere firmato per dovere civico.
Occorre restituire stabilità e forza alla nostra democrazia e alle nostre istituzioni. Occorre mettere mano alla rinascita dell’Italia a partire dalle sue istituzioni che devono ritrovare, anche agli occhi dei cittadini, forza e legittimazione.
La legge Calderoli va cancellata. La via parlamentare per dare all’Italia una buona legge elettorale è la scelta migliore. Ma questa via, per ora, non la vedo percorribile. Se per farlo occorre dunque un referendum, ben venga il referendum. Riuscire a raccogliere le firme che ancora mancano a raggiungere l’obiettivo è ora possibile. Dobbiamo farcela.

Romano Prodi
Europa 8/9/2011

lunedì 29 agosto 2011

La protesta dei Comuni a Milano

MILANO - In diverse centinaia i sindaci arrivati con la fascia tricolore al grattacielo Pirelli di Milano, per la manifestazione di protesta contro i tagli per gli enti locali inseriti dal governo in manovra. "Siamo qui - ha detto il presidente di Anci Lombardia, Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese - per far sentire la nostra voce e far capire che la manovra ammazza gli enti locali e i cittadini". Alla manifestazione sono presenti sindaci di centrosinistra, come il vicepresidente dell'Anci nazionale Graziano Delrio (Reggio Emilia), Virginio Merola (Bologna), Giuliano Pisapia (Milano). Il corteo dei sindaci è aperto da uno striscione con la scritta 'Giu' le mani dai Comuni. Più forte il tuo Comune più forti i tuoi dirittì. In prima fila, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, quello di Roma, Gianni Alemanno, e quello di Torino, Piero Fassino.

Ma anche di centrodestra, come il presidente vicario dell'Anci Osvaldo Napoli, che ha detto di essere "ottimista" sui cambi che potranno essere apportati alla manovra con l'incontro di oggi tra Berlusconi e Bossi. Alle 15 una delegazione dei primi cittadini andrà in prefettura a incontrare il ministro dell'Interno Roberto Maroni. "Non siamo qui per protestare - ha sottolineato Delrio - ma per fare proposte per far crescere il paese e ridurre il debito". Secondo il sindaco di Reggio, infatti, i Comuni hanno già tagliato le spese mentre quelle dell'amministrazione centrale sono aumentate. "Bisogna invertire la rotta. La giornata di oggi - ha concluso - è importante non per i sindaci ma per il Paese".

"Siamo noi, siamo noi, la risorsa dell'Italia siamo noi". E' il coro improvvisato dalle centinaia di sindaci che stanno attraversando Milano per raggiungere Palazzo Marino, sede dell'amministrazione comunale milanese. Su alcuni cartelli è rappresentato uno squalo, con la scritta 'Governo che mangia dei pesci piccoli' che rappresentano, per l'appunto, i Comuni. I sindaci hanno quindi intonato l'inno di Mameli.

PISAPIA, DA RITIRARE TAGLI PER ENTI COMUNALI - Per il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, la manovra finanziaria "per quanto riguarda i tagli agli enti comunali, deve essere completamente ritirata". Il sindaco di Milano lo ha detto al suo arrivo alla manifestazione dei sindaci contro la manovra finanziaria. Una manifestazione che Pisapia ha definito "di protesta ma anche di proposta e, soprattutto, che dimostra il senso di responsabilità degli enti locali che sono i soggetti istituzionali più vicini ai cittadini e che possono dare le risposte di cui i cittadini hanno bisogno". Pisapia ha definito i tagli ai Comuni "l'ultima goccia di un vaso che ormai ha strabordato". "Non è più possibile per gli enti comunali accettare ulteriori tagli e, soprattutto, in questo modo e con questo metodo: cioé, senza essere consultati o dopo essere stati consultati, ma senza tenere conto di indicazioni precise, di proposte alternative che sono venute finora da parte dei Comuni" ha concluso.

FASSINO, TANTI SINDACI DIMOSTRANO ERRORE TAGLI - Il fatto che a Milano "siano accorsi tanti sindaci dimostra che i tagli sono sbagliati. La protesta è corale": così ha detto il primo cittadino di Torino, Piero Fassino, che partecipa alla manifestazione milanese dei sindaci appena partiti dal grattacielo Pirelli in corteo verso piazza della Scala. "I sindaci sono sempre in mezzo alla gente - ha detto Fassino", aggiungendo che ora si aspetta di sapere "in concreto" le modifiche alla manovra che presenterà al Governo. La mobilitazione dei sindaci, scesi oggi in piazza a Milano contro la manovra economica, continuerà. "La mobilitazione continuerà - ha detto il sindaco di Torino, Piero Fassino, parlando da un palco in piazza della Scala - finché non avremo risposte chiare sul ruolo che gli enti locali saranno chiamati ad avere in futuro". Il suo è un messaggio ai vertici del governo riuniti oggi ad Arcore per studiare modifiche alla manovra. Una manovra che Fassino definisce "iniqua". Il momento è difficile ma gli sforzi vanno fatti "con equità". "Da 10 anni - ha sottolineato - ogni manovra ha caricato in primo luogo gli enti locali e ora siamo ad un limite sotto cui sono in discussione i servizi. Qui è in gioco quello che accade a milioni di famiglie".

ALEMANNO, O CAMBIA O DISABILI DAVANTI A P.CHIGI - "Se i tagli non vanno via, dovremo portare i disabili e le persone delle mense della Caritas davanti a Palazzo Chigi": lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che partecipa in prima fila al corteo dei sindaci organizzato a Milano contro la manovra economica. Alemanno ha affermato che se le cose restano come ora i tagli saranno "devastanti", con 270 milioni in meno per Roma l'anno prossimo, tagli che riguardano "servizi essenziali ai cittadini, la mobilità, i servizi sociali".

Ansa 29 agosto 2011

venerdì 26 agosto 2011

AFFRONTARE LA CRISI IN MODO DEMOCRATICO: QUESTO E’ IL NODO

Abbiamo il dovere di rimettere le cose a posto. Invece la confusione regna sovrana e siamo a chi la spara più grossa. Che cosa centra con le decisioni necessarie ad affrontare la crisi economica la riduzione degli spazi di democrazia e dei presidi sul territorio? In sostanza dobbiamo fare attenzione a non confondere la riduzione dei costi della politica con il rischio di riduzione della democrazia e della partecipazione.

Si sta parlando di cancellare Comuni, Province, qualcuno ha messo in ballo anche le Regioni. Infatti, quando si comincia male non può che finire peggio. Al contrario di chi ben comincia…

I Comuni esistono in tutto il mondo e in particolare in Europa con Paesi che ne hanno molti più dell’Italia, per esempio la Francia ne ha circa 36.000 contro i nostri 8.000, ma ne hanno circa 3.000 la Svizzera e l’Austria . Il Comune rappresenta l’entità istituzionale più vicina ai cittadini e in Italia l’identità comunale è fortissima, non riconducibile solo ad una questione amministrativa. Durante il Regno d’Italia e sotto il fascismo si fecero forzature,ma eravamo, appunto,sotto una dittatura.

Le Province hanno, nei Paesi dove esistono, la funzione di ente intermedio, cioè quello con competenze gestionali e di coordinamento sovra comunali, di area vasta come spesso si dice.
Quanto vasta può essere definito con delle formule? Di sicuro è un ente che se mantiene le caratteristiche di espressione democratica dei territori deve comunque fare i conti con le economie di gestione e con la capacità di fare massa critica. Molto dipende dalle Regioni, queste sì vera invenzione amministrativa con poteri legislativi ormai enormi. Tanto è vero che per qualcuno federalismo è uguale a regionalismo, ma non dice questo il Titolo V° della Costituzione con le modifiche approvate dal referendum del 2001. Sussidiarietà è, invece, il sostantivo con il quale si può riassumere il dettato costituzionale.

Allora rimettiamo le cose a posta, ritorniamo alla Carta delle Autonomie e al Federalismo fiscale che erano le bandiere del movimento che puntava alla riduzione dei costi dello Stato e ad un allargamento della democrazia e della responsabilità dal basso.

Chi in questi anni si è battuto per questo lo ha anche fatto pensando ad uno sviluppo sociale ed economico che può riprendere solo se esalta le responsabilità e l’impegno locale versus una gestione statale centrale i cui insuccessi sono evidenti e su tutti i fronti, dall’istruzione al sostegno alle imprese.
Più responsabilità agli enti locali è forse l’unica possibilità per il nostro Paese di recuperare il gap con il resto dell’Europa più avanzata.

I costi della politica sono una derivata. Quanti sono i sindaci che non prendono nessuna indennità visto le condizioni delle casse comunali? Tantissimi, volontari loro e i consiglieri ai quali è sciocco rinunciare. Ma siamo seri. E’ giusto che un sindaco e un assessore ai quali spesso è richiesto il un impegno a tempo pieno lo facciano gratis? Non scherziamo, che la politica non sia per tutti,ma legata alle proprie ricchezza l’abbiamo già vissuta e non è democratico. Che non ci si arricchisca con la politica è un’altra cosa. La legislazione italiana in materia di indennità è stata il frutto di un grande impegno del movimento per lo sviluppo della democrazia nel nostro Paese. Le distorsioni vanno corrette, ma non cancelliamo le conquiste.

Uscire dalla crisi è un dovere e ognuno deve fare la propria parte, ma uscire dalla crisi in modo democratico significa distribuire i pesi con equità. Il rischio di avere alla fine minore democrazia è forte e per questo la battaglia sulle soluzioni da trovare non è un esercizio per pochi.
Uno dei modi per allargare la partecipazione alle scelte è proprio il rafforzamento delle istituzioni locali, quelle più vicine al cittadino.

Umberto D'OTTAVIO

lunedì 22 agosto 2011

In difesa dei piccoli comuni

Le fasce tricolori, i gonfaloni sorretti dai vigili, i cartelli listati a lutto, gli striscioni, il microfono da cui gridare il proprio «no», l’Inno di Mameli cantato a squarciagola e senza banda: così, da Torino, è partita la protesta dei sindaci dei piccoli Comuni, quelli che si vedono minacciati dalla manovra varata dal Governo a Ferragosto. Al presidio, in una piazza Castello resa torrida dal sole, si sono presentati in cinquecento.

Oltre ai «piccoli sindaci», spartanamente abbigliati con polo o in camicia a quadrettoni, c’erano anche i primi cittadini di Comuni che, pur non essendo a «rischio di estinzione», hanno voluto portare la loro solidarietà; e poi c’erano i Presidenti di Provincia (il torinese Antonio Saitta e il vercellese Carlo Riva Vercellotti), i parlamentari, gli assessori della giunta regionale guidata dal leghista Roberto Cota, il quale, ricevendo una delegazione di manifestanti, ha promesso un aiuto. «Farò di tutto - ha detto - perché in Parlamento questa parte della manovra venga migliorata».

Non è un caso che la mobilitazione - promossa da Anci, Ancpi, Uncem e Lega delle Autonomie - sia partita da Torino: il Piemonte ha 1.206 Comuni e quasi la metà (597) non raggiungono la soglia dei mille abitanti, sotto la quale debbono accorparsi e cancellare giunte e consigli. «Questo provvedimento - ha detto Lido Riba, dell’Uncem - è l’8 settembre della nostra regione». Il risparmio, infatti, ammonterebbe circa a 10.000 euro all’anno per ogni municipio: «Per questo – sostengono gli amministratori – è necessaria un’operazione di convergenza di tutte le associazioni contro una manovra demagogica, che butta solo polvere negli occhi della gente».

E il Piemonte sarà in prima linea quando la protesta assumerà contorni nazionali: i prossimi appuntamenti sono a Roma il 26 agosto e a Milano il 29. «Sto già allestendo il pullman per chi vuole partecipare», tuona dal palco Franca Biglio, sindaco di Marsaglia (Cuneo) e presidente dell’Ancpi piemontese. «Dicono che tutti devono fare la loro parte, ma - aggiunge - noi la stiamo già facendo da un pezzo. Dicono che vogliono tagliare 22 mila poltrone, ma si tratta di 44 mila braccia che, a costo zero, tengono letteralmente in piedi l’Italia: è la manovalanza volontaria della pubblica amministrazione. Sapete quanto risparmiano con questo provvedimento? Cinque milioni. Il costo di dodici deputati».

In Piemonte, a rischio, sono soprattutto le borgate di montagna, «dove - spiega Nilo Durbiano, sindaco di Venaus (Torino) - siamo l’unico presidio dello Stato, quello che vigila e tutela il territorio». In certe vallate - osservano i tanti che si alternano sul palco - il provvedimento non si può nemmeno applicare: anche accorpando tutte le frazioni e tutti i Comuni non si arriva agli abitanti necessari per creare la nuova municipalità.

Argomenti spiegati ai vertici della Prefettura nel corso di un incontro al quale ha partecipato Elena Maccanti, assessore regionale agli enti locali. Dalla Prefettura partirà un telegramma al Governo che riassumerà le ragioni dei «piccoli sindaci».

L’appoggio del mondo politico regionale è gradito ai sindaci, anche se qualcuno, come Durbiano, non nasconde le perplessità. «C’è un governo di un certo colore che propone, e un Parlamento che vota: chi è sceso in piazza con noi non dovrebbe votare a favore». «E i parlamentari - aggiunge Umberto D’Ottavio, della Lega delle Autonomie - ricordino che prima o poi, nel 2013 se non prima, ci saranno le elezioni».

La Stampa Web 22 agosto 2011

martedì 12 luglio 2011

Lisbona tradita. Ne vogliamo parlare?

Rispetto ai 5 obiettivi individuati a Lisbona nel 2000 (da realizzarsi entro il 2010), la situazione generale è complessivamente molto critica, con l’Italia in maggior ritardo rispetto agli altri 26 Paesi dell’Unione.
L’unico obiettivo raggiunto è stato quello del tasso di laureati del settore matematico-scientifico, che doveva aumentare entro il 2010 del 15%. Abbandoni scolastici: fissati per il 2010 a non più del 10%, continuano ad essere il 14.8% nella media europea e il 20% in Italia. Catastrofici i dati relativi alla capacità di lettura dei 15enni scolarizzati, con le insufficienze da ridurre al 13.7%, mentre sono al 24.1% in Europa, al 26.4% da noi. L’85% dei ragazzi tra i 18 e i 25 anni avrebbe dovuto entro il 2010 avere un diploma superiore; ma solo il 78% nella media europea e il 76% in Italia c’è riuscito. Partecipazione degli adulti alla formazione permanente: l’obiettivo era del 12.5%, ma solo il 9.7% in Europa e il 6.2% in Italia accedono al lifelong learning. Il Consiglio europeo ha fissato nuovi obiettivi per il 2020, altri sono rimasti immutati.

Ma ne vogliamo parlare?

mercoledì 29 giugno 2011

Piccola biografia del Presidente Giorgio Napolitano

E' nato a Napoli il 29 giugno 1925. Si è laureato in giurisprudenza nel dicembre 1947 presso l'Università di Napoli con una tesi in economia politica. Nel 1945-46 è stato attivo nel movimento per i Consigli studenteschi di Facoltà e delegato al 1° Congresso nazionale universitario.

Fin dal 1942, a Napoli, iscrittosi all’Università, ha fatto parte di un gruppo di giovani antifascisti e ha aderito, nel 1945, al Partito Comunista Italiano, di cui è stato militante e poi dirigente fino alla costituzione del Partito Democratico della Sinistra. Dall'autunno del 1946 alla primavera del 1948 ha fatto parte della segreteria del Centro Economico Italiano per il Mezzogiorno presieduto dal sen. Paratore. Ha inoltre partecipato attivamente al Movimento per la Rinascita del Mezzogiorno fin dalla sua nascita (dicembre 1947) e per oltre 10 anni.

È stato eletto alla Camera dei Deputati per la prima volta nel 1953 e ne ha fatto parte – tranne che nella IV legislatura – fino al 1996, riconfermato sempre nella circoscrizione di Napoli.

La sua attività parlamentare si è svolta nella fase iniziale in seno alla Commissione Bilancio e Partecipazioni Statali, concentrandosi – anche nei dibattiti in Assemblea – sui problemi dello sviluppo del Mezzogiorno e sui temi della politica economica nazionale.

Nella VIII (dal 1981) e nella IX Legislatura (fino al 1986) è stato Presidente del Gruppo dei deputati comunisti.

Negli anni '80 si è impegnato in particolare sui problemi della politica internazionale ed europea, sia nella Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, sia come membro (1984-92 e 1994-96) della delegazione italiana all'Assemblea dell'Atlantico del Nord, sia attraverso molteplici iniziative di carattere politico e culturale. Già a partire dagli anni '70, ha svolto una vasta attività di conferenze e dibattiti all'estero: negli istituti di politica internazionale in Gran Bretagna e in Germania, presso numerose Università degli Stati Uniti (Harvard, Princeton, Yale, Chicago, Berkeley, SAIS e CSIS di Washington).

Dal 1989 al 1992 è stato membro del Parlamento europeo.

Nell'XI legislatura, il 3 giugno 1992, è stato eletto Presidente della Camera dei deputati, restando in carica fino alla conclusione della legislatura nell'aprile del 1994.

Nella XII legislatura ha fatto nuovamente parte della Commissione affari esteri ed è stato Presidente della Commissione speciale per il riordino del settore radiotelevisivo.

Non più parlamentare, è stato Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile nel Governo Prodi, dal maggio 1996 all'ottobre 1998.

Dal 1995 al 2006 è stato Presidente del Consiglio Italiano del Movimento europeo.

Rieletto deputato europeo nel 1999, è stato, fino al 2004, Presidente della Commissione per gli Affari costituzionali del Parlamento europeo.

Nel 2003 è stato nominato Presidente della Fondazione della Camera dei deputati dal Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini.

Il 23 settembre 2005 è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Il 10 maggio 2006 è stato eletto Presidente della Repubblica con 543 voti. Ha prestato giuramento il 15 maggio 2006.

La sua dedizione alla causa della democrazia parlamentare e il suo contributo al riavvicinamento tra la sinistra italiana e il socialismo europeo, gli sono valsi il conferimento – nel 1997 ad Hannover – del premio internazionale Leibniz-Ring per l’impegno “di tutta una vita”. Egualmente, gli è stato conferito nel campo della “marcia verso la democrazia”, per l’apporto al rafforzamento dei valori e delle istituzioni democratiche in Italia e in Europa, il Premio Dan David 2010 a Tel Aviv.

Gli sono stati conferiti la laurea o il dottorato honoris causa dalle Università di Bari e di Trento, e dalle Università Complutense di Madrid, Hebrew di Gerusalemme, Sorbona di Parigi.

Ha sviluppato un’intensa attività pubblicistica e editoriale. Ha collaborato alla rivista “Società” diretta da Ranuccio Bianchi Bandinelli e (dal 1954 al 1960) alla rivista “Cronache meridionali" con numerosi saggi su temi meridionalistici. Nel 1962 ha pubblicato il suo primo libro "Movimento operaio e industria di Stato", con particolare riferimento alle elaborazioni di Pasquale Saraceno.

Nel 1975 ha pubblicato il libro "Intervista sul PCI" con Eric Hobsbawm, tradotto in oltre 10 paesi. Del 1979 è il libro "In mezzo al guado" riferito al periodo della solidarietà democratica (1976-79), durante il quale fu portavoce del PCI – e lo rappresentò nei rapporti con il governo Andreotti – sui temi dell'economia e del sindacato.

Il libro "Oltre i vecchi confini" del 1988 ha affrontato le problematiche emerse negli anni del disgelo tra Est e Ovest, durante la presidenza Reagan negli USA e la leadership di Gorbaciov nell'URSS.

Nel libro “Al di là del guado: la scelta riformista” sono raccolti gli interventi politici dal 1986 al 1990. Nel libro "Europa e America dopo l'89", del 1992, sono raccolte le conferenze tenute negli Stati Uniti dopo la caduta del muro di Berlino e dei regimi comunisti in Europa centrale e orientale. Nel 1994 ha pubblicato il libro, in parte sotto forma di diario, "Dove va la Repubblica - Una transizione incompiuta" dedicato agli anni della XI legislatura, vissuta come Presidente della Camera dei Deputati.

Nel 2002, ha pubblicato il libro “Europa politica”, nel pieno del suo impegno come Presidente della Commissione per gli Affari costituzionali del Parlamento europeo.

Il suo libro “Dal PCI al socialismo europeo: un’autobiografia politica” è uscito nel 2005.

Nel 2009 ha pubblicato per Il Mulino “Il patto che ci lega”, raccolta di discorsi tenuti nella prima metà del mandato presidenziale.

mercoledì 15 giugno 2011

Saitta: affidare alle Province i compiti degli Uffici Scolastici

Decentrare gli uffici dei ministeri, come vorrebbe la Lega? Meglio sarebbe chiudere quelli esistenti e trasferirne le competenze agli enti locali. Nello specifico, alle Province. Ieri, dopo essere stato ragguagliato in giunta dall’assessore all’Istruzione Umberto D’Ottavio, Antonio Saitta ha mirato al Miur regionale e provinciale, acronimo che indica l’ex provveditorato agli Studi. Il quale non farebbe il suo mestiere, cioè programmare per tempo le risorse umane di professori e dirigenti scolastici da destinare alle scuole, lasciando la Provincia in prima linea: sostanzialmente sola nel fronteggiare le richieste di presidi, insegnanti e genitori.

Un’accusa pesante. Né è casuale che lo sfogo avvenga a giugno, quando il termine dell’anno scolastico coincide con i preparativi per quello nuovo. Come se non bastassero i tagli, l’autonomia scolastica e la competizione tra i vari istituti per guadagnare il maggior numero di allievi, ci si mette pure il Miur. «E’ una sorta di ufficio decentrato del ministero dell’Istruzione ma funziona poco e male protesta Saitta senza giri di parole -. Non solo non pianifica, ma ci gira all’ultimo tutte le richieste di lavori e interventi di adeguamento mettendoci in grande difficoltà». Perché? «Perché le scuole pretenderebbero che fossero eseguiti durante la pausa estiva mentre i tempi tecnici richiederebbero una programmazione anticipata». Altro problema: la progressiva riduzione degli insegnanti in seguito ai tagli ministeriali, e quindi la richiesta di aumentare la capienza delle aule da parte del Miur, contrasta con le norme di sicurezza di cui la Provincia è responsabile.

Risultato: Palazzo Cisterna si sente tra l’incudine e il martello: da una parte il Miur e dall’altra le scuole. Particolare non trascurabile, «figura come la colpevole di tutti i problemi». Da qui l’affondo: «Per quale motivo il ministero non ci attribuisce le competenze del Miur, che di fatto è solo un ufficio amministrativo?».

Posizione condivisa dall’assessore D’Ottavio - «nessuno scandalo, il passaggio delle competenze dallo Stato alle Regioni prevede la cancellazione degli uffici scolastici e il trasferimento dei loro compiti alle Province» - e poco gradita al Miur, dove si ricorre alle arti della diplomazia per scongiurare o quantomeno mascherare lo scontro frontale. «Le parole di Saitta mi stupiscono replica Francesco De Sanctis, direttore regionale -. Che il mondo della scuola presenti dei problemi è un fatto oggettivo, siamo tutti sotto pressione, ma non è dividendoci che li risolveremo. La soluzione è continuare a collaborare».

Certo è che tra Palazzo Cisterna, via Pietro Micca e via Coazze - gli ultimi due indirizzi rimandano alle sedi dell’Ufficio scolastico regionale e provinciale -, non tira una bella aria. Né contribuirà a migliorarla l’accorpamento di entrambi i Miur in via Coazze, proposito che Saitta coltiva da tempo.

La Provincia si fa carico, in base a una legge del ’96, di ospitarli a sue spese. Il Miur provinciale è domiciliato in via Coazze, in un edificio di proprietà dell’ente pubblico: che non incassa un euro di affitto e paga tutte le spese. Quello regionale ha sede in due alloggi su via Pietro Micca: 230 mila euro l’anno di canone, più le utenze. La Provincia di Torino versa la somma in anticipo, mentre le altre sette Province del Piemonte le rimborsano una cifra pari a metà dell’affitto. Un altro motivo di insofferenza per Palazzo Cisterna, deciso a darci un taglio: economico e, a quanto pare, anche politico.

La Stampa 15 giugno 2011

martedì 14 giugno 2011

La situazione della scuola torinese nel prossimo anno

La situazione della scuola torinese nel prossimo anno, l’assessore all’Istruzione della Provincia la vede nera. Proprio come la descrivono le tante lettere ricevute da genitori e amministratori dei comuni e delle comunità montane (incontrate ieri): la punta dell’iceberg delle difficoltà. La gente che resiste in montagna parla di un territorio che vede le sue peculiarità e le sue esigenze in generale ignorate, al più «tamponate» senza certezza di continuità e qualità. E non è tutto.

«I tagli fanno sparire scuole, classi, indirizzi professionali. Mancano 75 presidi nella nostra provincia... Siamo molto preoccupati. Per noi l’anno nuovo inizia adesso - spiega D’Ottavio - e si tratta di predisporre tutto per far sì che il 12 settembre le cose funzionino al meglio. Ma i tagli a questo punto stanno creando sofferenze enormi di cui vorremmo ragionare, e non riusciamo a farlo, con la Regione e l’Ufficio Scolastico Regionale: dalla Regione si prospettano riduzioni del 50% delle risorse per i piani del diritto allo studio. Parliamo di trasporti, supporto ai disabili, esigenze educative speciali. L’integrazione degli studenti di origine straniera diventa un lusso».

D’Ottavio cita il presidente della Provincia. «Come Saitta ha detto che porterà in tribunale Cota perché non rispetta gli impegni presi, altrettanto si può immaginare per l’istruzione. I sindaci non sanno su cosa si potrà contare. Se questo è il risultato dell’essere in testa alla classifica delle migliori scuole italiane».

L’assessore elenca le situazioni più gravi. «Il peggio è nelle Valli di Lanzo: Traves, Ceres, Ala di Stura». Non la montagna degli sport invernali, ma quella che fatica a trattenere la sua gente avendo meno opportunità di reinventarsi. «C’è Rorà nel Pinerolese, Settimo Vittone dove ci sono scuole a rischio di chiusura, Nomaglio, Andrate». Situazioni dove, con i parametri attuali, l’iscrizione di un solo bambino fa la differenza. «La gente chiede che la Regione, che pure ha dimostrato buona volontà nell’intervenire per mitigare gli effetti dei tagli della Gelmini, si impegni per chiedere al governo di tenere conto di un territorio difficile, delle distanze, della neve».

Poi, il tempo pieno. «La promessa era stata di non toccare quello “storico”. Invece a Collegno, per esempio, taglieranno quattro insegnanti e non sarà più garantito. Si taglia mentre la popolazione scolastica aumenta». Le famiglie, già in crisi per il lavoro, perdono altre certezze.

«Alle superiori i presidi devono smembrare classi perché gli studenti non bastano più per giustificare una seconda, una quarta», dice l’assessore. «Capita al liceo artistico come negli istituti tecnici. E si perdono indirizzi richiesti dal mercato del lavoro». Le classi non si formano con meno di 27 allievi e, come denunciato dai sindacati, i casi di 32-33 saranno all’ordine del giorno.

«C’è un aspetto di questa situazione che unisce il danno e la beffa: la Direzione Scolastica Provinciale mi chiede di sistemare le aule in modo da accogliere gli studenti necessari per costituire una classe. Certo, compete agli enti locali l’edilizia scolastica. Ma in questo modo è lo Stato il primo a non volere la sicurezza nelle scuole». Di lavori sull’edilizia scolastica la Provincia in estate ne realizzerà parecchi. «Si concluderà la verifica su tutti gli edifici avviata, dopo la tragedia del Darwin, con il Provveditorato alle Opere Pubbliche», dice D’Ottavio. «Lavoreremo nelle aule chiuse all’ultimo piano dell’Avogadro. In settembre le classi coinvolte andranno provvisoriamente nel vicino istituto Lagrange. Il Regina Margherita avrà tutto l’edificio di corso Caduti sul Lavoro, faremo importanti interventi nella sede del Passoni, in via della Rocca, per adeguarlo al nuovo liceo musicale. Intanto pensiamo all’accorpamento del liceo scientifico Gobetti con il Segrè».

Maria Teresa Martinengo
La Stampa 14 giugno 2011

giovedì 9 giugno 2011

CON LA ROBOTICA INNOVAZIONE PER LAVORO E ISTRUZIONE

Gli assessori della Provincia di Torino Carlo Chiama (Lavoro) e Umberto D’Ottavio (Istruzione) hanno partecipato al Convegno "Meccatronica/Robotica - Competenze e professioni nel futuro del Piemonte" tenutosi oggi a Torino. "L'indagine svolta sulla robotica – ha dichiarato l’assessore Chiama - ci dice che si tratta di un settore nel quale Torino e il Piemonte sono particolarmente forti, a livello di Giappone e Germania, e che produce posti di lavoro stabili e con una significativa presenza di giovani. La robotica richiede grandi competenze multidisciplinari e può avere ricadute in molti settori. La robotica può quindi essere uno dei principali driver per l'innovazione e il rafforzamento del nostro sistema industriale. L'osservatorio per il mercato del lavoro della Provincia di Torino sta lavorando con la Regione e con il gruppo di lavoro di RIF (rete indagine fabbisogni) per la definizione di uno strumento più avanzato di analisi dei fabbisogni del mercato del lavoro." “Oggi si incastra un nuovo fondamentale tassello nel disegno definito dai partner nell'intesa sulla robotica – ha commentato l’assessore D’Ottavio -. Infatti, gradualmente ma con convinzione, l'impresa sta crescendo: l'innovazione didattica sta prendendo forma nella progettazione fatta dai docenti; tre laboratori di robotica sono stati attivati in queste settimane in tre istituti e stanno incuriosendo ragazzi e ragazze (si spera molte ragazze); orientamento e informazione sulla robotica stanno portando l'attenzione verso l'istruzione tecnica e professionale”.

venerdì 3 giugno 2011

150 anni di Unità d’Italia visti dalla Puglia

Arriva a Torino da sabato 4 a martedì 7 giugno, nella stazione di Porta Nuova, la mostra multimediale itinerante “Visioni d’Italia”, promossa dall'Assessorato al Diritto allo Studio della Regione Puglia e allestita su un treno merci da nove vagoni.
L'iniziativa - che presenta il contributo della Puglia allo sviluppo italiano - sarà presentata il 4 giugno alle 10 sul binario 20 della stazione di Porta Nuova.
Interverranno l'assessore all'Istruzione della Provincia di Torino, Umberto D'Ottavio, gli assessori della Regione Puglia Alba Sasso (Diritto allo Studio) e Elena Gentile (Welfare), il presidente della Federazione Casa Puglia Piemonte, Giovanni Agrimano.
Oltre quindicimila persone hanno visitato finora l’esposizione che è stata inaugurata a Bari il 10 maggio. Il viaggio ufficiale è partito l’11 maggio da Lecce e si è fermato a Brindisi, Taranto, nuovamente Bari, e infine Foggia.
La mostra racconta i 150 anni dell’Unità attraverso cinquecento fotografie provenienti da musei, archivi storici, istituti, fondazioni e una ricerca audiovisiva con documentari e spezzoni di film realizzata in collaborazione con Teche Rai e Cinecittà Luce.
L’esposizione rientra nel progetto storico-didattico “Visioni d’Italia” promosso dall’Assessorato al Diritto allo Studio e alla Formazione della Regione Puglia, con la partecipazione del Servizio Pugliesi nel mondo dell’Assessorato regionale al Welfare, la collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale e del Consiglio regionale, il supporto scientifico dell’Ipsaic (l’Istituto pugliese per la Storia dell’Antifascismo), il patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia.

giovedì 19 maggio 2011

Presentata l'offerta di Istruzione Tenica Superiore

Sbocchi lavorativi sicuri grazie al Campus Piemonte per l’alta formazione che consente ai diplomati di frequentare, dal prossimo autunno, i bienni di Istituto Tecnico Superiore (Its) in due scuole: presso l’Itis Pininfarina di Moncalieri per la qualifica di Tecnico superiore per la comunicazione audiovisiva – indirizzo HD cinetelevisiva e di Tecnico superiore per la comunicazione audiovisiva – indirizzo Web interactivity; presso l’Itis Grassi di Torino per la qualificazione tecnica specialistica in Aerospazio/meccatronica.

Il biennio dell’Itis Pininfarina è promosso dalla Fondazione ITS per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione della Regione Piemonte, composta da Fondazione per la scuola dalla Compagnia San Paolo, Politecnico di Torino, Provincia di Torino, ITIS Pininfarina, Immaginazione e Lavoro, Fondazione Piazza dei Mestieri ed Enarmonia.

Quello dell’Itis Grassi è proposto dalla Fondazione “Istituto tecnico Superiore per la mobilità sostenibile aerospazio/meccatronica” i cui componenti, oltre alla Provincia di Torino, sono: ITIS " Carlo Grassi" di Torino, ITIS "Giacomo Fauser" di Novara, Unione Industriale di Torino, AMMA (Aziende Meccaniche, Meccatroniche Associate), Associazione Industriali di Novara, Alenia Aeronautica, Politecnico di Torino, Università Piemonte Orientale, Provincia di Novara, Enaip Piemonte, Immaginazione Lavoro, Associazione CNOS - FAP Regione Piemonte, ASSOCAM - Scuola Camerana.

I nuovi percorsi di studio sono stati presentati stamani, nel corso di una conferenza stampa, dall’ assessore della Provincia di Torino Umberto D’Ottavio (Istruzione), dalla dirigente dell’Istruzione e Formazione professionale della Regione Piemonte Paola Casagrande, dai dirigenti scolastici Pietro Bovaro (Itis Grassi) e Stefano Fava (Itis Pininfarina), dalla presidente della Fondazione ITS per la Mobilità sostenibile, aerospazio/meccatronica Alessandra Saroglia.

L'Its è un percorso formativo finalizzato a creare figure professionali con il determinante apporto delle aziende, non solo per gli stage, ma anche per le lezioni e, soprattutto, nella progettazione di tutto il percorso. Queste modalità di progettazione e realizzazione delle attività formative, così come avviene già da molti anni in moltissimi paesi, garantiscono agli studenti solide prospettive occupazionali. Il previsto riconoscimento di crediti per la prosecuzione degli studi, dopo il biennio Its, nelle Università e nei Politecnici, offre un'ulteriore, interessante possibilità di sviluppo formativo. L’insegnamento è affidato a docenti altamente qualificati, provenienti per almeno il 50% dal mondo del lavoro.

Gli ITS al termine di un percorso biennale con stage pari al 30% delle 1800 ore di insegnamento, rilasciano un Diploma di Tecnico Superiore riconosciuto a livello nazionale ed europeo (V livello del Quadro europeo delle qualifiche – EQF). Le iscrizioni si apriranno a metà luglio.

Info

www.itispininfarina.it www.itisgrassi.it

venerdì 6 maggio 2011

TUTTOSCUOLA: Le scuole di Biella e Torino le migliori d'Italia

Sono le scuole delle province di Biella e di Torino le migliori d'Italia. Ed è il Piemonte la Regione con il più efficiente sistema scolastico, quello dove si rende, globalmente, un servizio di più alta qualità agli studenti e alle famiglie. Sono invece le scuole delle province di Napoli, Catania e Isernia quelle in fondo alla classifica, le maglie nere del sistema scolastico italiano, dove non si registrano significativi miglioramenti e dove gli elementi di debolezza strutturale continuano ad aggravarsi.

Ma la sorpresa è che, complessivamente, negli ultimi quattro anni il Sud ha fatto meglio del Nord e del Centro. Sono solo alcuni dei risultati del 2° Rapporto sulla qualità nella scuola, realizzato da “Tuttoscuola”, il mensile per insegnanti, genitori e studenti che per la prima volta - quattro anni fa - ha realizzato una graduatoria delle Provincie e delle Regioni, in base alla qualità del sistema di istruzione.

La prima “sorpresa” della ricerca è il balzo in avanti del Piemonte, la regione italiana che si colloca al primo posto della graduatoria e che, rispetto a quattro anni fa, guadagna tre posizioni, scavalcando l’Emilia Romagna, che scivola al quarto posto. Un successo, quello del Piemonte, confermato dai risultati delle scuole di Biella e Torino, che si posizionano in vetta alla graduatoria per province. Dietro il Piemonte, conquista la medaglia d’argento il Friuli Venezia Giulia, che guadagna tre posizioni e risale, rispetto al 2007, dal quinto al secondo posto.

Medaglia di bronzo per la Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Basilicata e Veneto. In fondo alla classifica, ultima la Sicilia, preceduta rispettivamente da Sardegna, Campania, Molise e Abruzzo.

Buona la performance della Liguria, che recupera quattro posizioni e risale dall’undicesimo al settimo posto, e della Toscana, che dal quattordicesimo posto passa al decimo. I peggioramenti più marcati sono quelli delle Marche, che perdono cinque posizioni, dal terzo all'ottavo posto, e della Calabria, che passa dall’ottavo al dodicesimo posto.

Una domanda:
Sarà ancora così dopo i tagli della Gelmini?

giovedì 28 aprile 2011

DIRITTO ALLO STUDIO: APPROVATO IL PIANO PROVINCIALE

La Giunta della Provincia di Torino ha approvato nel pomeriggio il Piano provinciale relativo agli interventi per il diritto allo studio, come contemplato dal piano triennale 2009- 2011 deliberato dalla Regione Piemonte il 23 dicembre 2008 in attuazione dell’articolo 30 della legge regionale n.28, che assegna specifici compiti alle Province. Il Piano regionale triennale prevede 22 milioni per ogni anno da destinare alle Province piemontesi. La Provincia di Torino richiede un impegno di 10.200.000 euro per finanziare le attività e i progetti di 280 Comuni su 315, impegno indicato dalla ripartizione determinata dal Piano triennale. I fondi saranno trasferiti alle scuole di ogni ordine e grado e ai Comuni per interventi diretti per il diritto allo studio quali: inserimento di ragazzi in difficoltà, centri sperimentali per la prevenzione del disagio scolastico, refezione, trasporto scolastico per gli alunni delle scuola di ogni ordine e grado, trasporto e assistenza ai disabili, interventi per allievi con esigenze educative speciali, testi in braille, sostegno alle scuole sede del polo per l’integrazione degli studenti disabili. “La Provincia – dichiara l’assessore all’istruzione Umberto D’Ottavio - ha approvato il Piano che consentirà di destinare le risorse attese e richieste dai Comuni per attività essenziali a garantire l’istruzione per tutti. Ora si attende dalla Regione Piemonte la conferma degli impegni presi

lunedì 11 aprile 2011

“E la scuola va in tribunale”, di Marina Boscaino

Ricordate le 3i (Internet, Inglese, Impresa), mix di neoliberismo e annunci d’effetto, inizio del declino della scuola? Sostituitele con tante T. T sta per Tribunali, fonte di dispiaceri per il nostro ministro. Gli “incidenti di percorso” dell’”Epocale Riforma” iniziano dagli ATA. Il Tar Lazio, su richiesta di Snals-Confsal, ha messo in discussione l’articolo 64 del D.L. 112/2008, (l. 133/2008 - 135mila posti di lavoro in meno a scuola), che riduce del 17% amministrativi tecnici e ausiliari: la norma risulta “ispirata a mere esigenze di cassa”. Altro che “razionalizzazione e semplificazione”. Un giudice di Genova ha attribuito un ampio risarcimento a 15 precari senza posto di lavoro, dopo che la Consulta aveva dichiarato a febbraio incostituzionale l’inserimento “in coda” nelle graduatorie. E così il Codacons ha promosso la più ampia class action pubblica italiana; docenti della scuola e universitari a contratto rivendicano i propri diritti e hanno diffidato i ministri di Istruzione e Pubblica Amministrazione: sono 40mila precari che chiedono stabilizzazione e 30mila euro ciascuno di risarcimento. Ancora Codacons, ancora class action, stavolta sulle aule-pollaio, zeppe di studenti, in condizioni che violano i limiti di legge: in gennaio il Tar Lazio ha accolto l’istanza contro il MIUR. Il tribunale ordinario di Milano ha poi accertato “la natura discriminatoria della decisione delle amministrazioni scolastiche di ridurre le ore di sostegno scolastico per l’anno in corso rispetto a quelle fornite nell’anno scolastico precedente”, ordinando “la cessazione della condotta discriminatoria” e condannando “i convenuti, ciascuno per le rispettive competenze, a ripristinare, entro 30 giorni dalla comunicazione della presente ordinanza, per i figli dei ricorrenti il medesimo numero di ore di sostegno fornito loro nell’anno scolastico 2009/2010?. Ancora la Consulta - sentenza 92/2011 - ha stabilito che la disciplina per istituire scuole dell’infanzia spetta alle Regioni e non allo Stato; mentre sono competenza statale i criteri per istituzione e funzionamento di quelle del 1° ciclo. La Corte ha in parte accolto i ricorsi con cui Toscana e Piemonte sollevavano conflitto di attribuzione, lamentando la lesione di funzioni regionali (art.117 della Carta) e il contrasto delle norme impugnate con il principio di leale collaborazione (art.118), per la mancata previsione della necessaria intesa con le Regioni, e con quello di sussidiarietà. Insomma: il diritto si configura come baluardo di civiltà in un Paese in cui non è ancora possibile costruire, con concordi azioni unitarie, opposizione costante ed intransigente ai tagli che il governo camuffa con una sigla buona per ogni stagione: “riforma”. Che i tribunali arrivino là dove la mancata coesione tra forze democratiche non contrasta in maniera adeguata una politica dissennata che ha individuato nella scuola una fonte di profitto, anziché di investimento, è triste ed evidente. Altrettanto evidente è che la scuola delle molte T ci rimanda alla formula della Moratti, riveduta e corretta: I come inadempienza, improvvisazione, inanità. Dilettanti allo sbaraglio, che imperversano aggiungendo una quarta e più grave I: illegittimità.

Il Fatto quotidiano 10.04.11

sabato 26 marzo 2011

APROPARTITAIVA

Un ciclo di incontri informativi presso i Centri per l’Impiego
Prossimo appuntamento a Ciriè mercoledì 30 marzo

Hanno preso il via gli incontri dedicati al servizio AproPartitaIva realizzati ogni mercoledì, fino a fine giugno, presso i Centri per l’Impiego della Provincia in collaborazione con il servizio Mip-Mettersi in proprio.
Il prossimo appuntamento in calendario è previsto il 30 marzo presso il Centro per l’Impiego di Ciriè in via Banna 14, alle ore 14.30.
Gli incontri sono a carattere generale in un’ottica di aggiornamento informativo in tema di lavoro autonomo ed avvio di nuove attività. Sono a partecipazione libera fino ad esaurimento posti.

AproPartitaIva, ampliamento del servizio Mip:

- è un supporto consulenziale che inizia nella fase preliminare all'apertura della Partita Iva e prosegue in quella successiva di inserimento sul mercato
- si rivolge a persone residenti o domiciliate in provincia di Torino che intendono intraprendere la via del lavoro autonomo e localizzare le loro attività nel territorio provinciale
- è gratuito.
Per maggiori informazioni: www.apropartitaiva.it

venerdì 18 marzo 2011

Napolitano a Torino

«Io credo che tutti, da qualsiasi parte del Paese, abbiamo ieri avvertito che è accaduto qualcosa di importante: abbiamo avvertito uno scatto di sentimento nazionale ed era quello che volevamo suscitare». E' cominciato così, stamane, il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che s'è commosso parlando con la voce rotta dall'emozione dell'«umiltà che deve caratterizzare chi svolge ruoli istituzionali al servizio dei cittadini» alla manifestazione per il 150/mo al Teatro Regio di Torino. Il teatro l'ha salutato con una standing ovation.

«Sento il bisogno di richiamare la necessità stringente di coesione nazionale - ha detto Napolitano -. Significa avere il senso della Patria e della costituzione, della Costituzione come quadro di principi e di regole per il nostro vivere comune. Coesione indispensabile per far fronte alle prove che ci attendono ». Ha aggiunto riferendosi al Risorgimento che «Dobbiamo riacquisire un patrimonio storico e ideale che abbiamo un pò rimosso per molti anni. L’abbiamo poco studiato e dobbiamo riscoprirlo». «La «straordinaria fusione di italiani del Nord e del sud ha contribuito a una così grande crescita della nostra economia e della nostra società».

Napolitano ha parlato anche della crisi libica. L'Italia «nelle prossime ore» sarà chiamata a «decisioni impegnative per la situazione in Libia. Se pensiamo a quello che è stato il nostro Risorgimento non possiamo rimanere indifferente a una sistematica repressione dei diritti umani in qualsiasi paese». E poi aggiunge: «Non possiamo lasciare che vengano distrutte e calpestate le speranze accese di un risorgimento nel mondo arabo. Mi auguro che le decisioni da prendere circondate dal massimo consenso».

Ha ringraziato la città di Torino per l’organizzazione delle celebrazioni: «Insieme a Torino - ha aggiunto - è Roma che merita un riconoscimento, perchè ha creduto a questo Anniversario. Roma, la capitale agognata da ricongiungere all’Italia perchè non si poteva pensare all’Italia senza Roma nè allo Stato italiano senza Roma come Capitale».

Sonetto per i 150 anni dell'Unità d'Italia

Questa è la festa dell'Italia che si è desta.
Ci dispiace per la Lega che non capisce una sega.
Napolitano il Presidente ha il consenso di tanta gente.
Viva l'Italia che non ha paura anche se la lotta è sempre più dura

Umberto D'OTTAVIO

martedì 15 marzo 2011

Meno iscritti ai professionali, aumentano i tecnici, stabili i licei

I dati delle iscrizioni alle scuole superiori di Torino e provincia per l’anno scolastico 2011-2012 sono stati comunicati stamane dall’assessore all’Istruzione Umberto D’Ottavio alla Giunta della Provincia di Torino.
Tra i 19.960 (19.479 nel 2010-2011) iscritti dopo la terza media al prossimo anno scolastico oltre la metà (50,4%) ha scelto il liceo e poco meno della metà ( 49,6%) gli istituti tecnico professionali.
Dalla lettura dei dati si evince un calo dell’istituto professionale - che passa dal 20.9% con 4072 iscritti nell’a.s. 2010-2011 al 19,1% con 3813 iscritti previsto per il 2011-2012 – a vantaggio dell’istituto tecnico che sale dal 28.9% (5638 iscritti) al 30,5 % (6083 iscritti). Stabile il liceo che piace al 50,4% degli studenti, 10.064 iscritti (50,2%, 9769 iscritti nel 2010 -2011).
I professionali perdono alunni in tutti i settori (industria e artigianto, commerciali, agricoltura e sviluppo rurale, ecc) ma ne acquistano nel settore alberghiero (dal 36,4%, 1483 iscritti al 41,7%, 1589 iscritti) e dei servizi sociosanitari (dal 14,2, 579 iscritti al 15,6%, 595 iscritti).
All’interno dei licei risultano in leggero aumento le iscrizioni al liceo artistico (da 735 a 831 iscritti), al classico (da 1225 a 1259 iscritti) e allo scientifico (da 5003 a 5069 iscritti); poco più basse quelle del linguistico (da 1362 a 1364 iscritti), in salita quelle del liceo delle scienze umane (da 1444 a 1541 iscritti).
“ Questi dati – commenta l’assessore D’Ottavio - ci invitano a una prima riflessione riguardo all’istituto professionale in netto calo a favore degli istituti tecnici; professionale che senza la qualifica rischia di andare in crisi. Molti studenti non avendo più la prospettiva di un diploma al terzo anno preferiscono fare una scelta diversa. È un tema del quale mi pare opportuno discutere”.

domenica 13 marzo 2011

LA SCUOLA È IL SEGRETO DEL SUCCESSO

LA SCUOLA È IL SEGRETO DEL SUCCESSO
BARACK OBAMA*

I tempi sono cambiati. Sapete per caso cosa sono le matite? Voi, ragazzi, usate le matite? Sono grato a Melinda Gates, ed al marito Bill, entrambi leader straordinari della riforma dell’educazione. Microsoft e la Fondazione Gates sono stati a fianco di TechBoston sin dall’inizio e io sono grato a loro per questo. Sono fiero di loro. Ora siamo nel mese che la Casa Bianca ha dedicato all’educazione e sono voluto venire qui affinché il resto dell’America possa vedere cosa avete fatto. Siete un modello per tutti. Avete un corpo di insegnanti d’eccezione, ogni studente può studiare ed avere successo, indipendentemente da chi sia e da che aspetto abbia. Riuscire ad avere la migliore educazione possibile non è mai stato tanto importante quanto in questo momento, ed il motivo è che oggi un buon posto di lavoro richiede una buona formazione. Viaggio attraverso la nazione, visito le fabbriche e le aziende. Non importa quale lavoro sia, ma se non si ha una buona educazione non si riesce ad avere successo. Nei prossimi dieci anni quasi la metà di tutti i nuovi posti di lavoro richiederanno un’educazione superiore alla licenza delle scuole superiori. Purtroppo la realtà è che troppi studenti oggi non sono sufficientemente preparati. Troppi lasciano la scuola senza avere le competenze necessarie per un posto di lavoro che paghi. Oggi un quarto degli studenti d’America non finisce le scuole superiori. La qualità della nostra formazione in matematica e scienze è inferiore a quella di altre nazioni. L’America è scivolata al nono posto nella classifica dei Paesi per numeri di laureati. Eravamo primi, ora siamo noni. Non è accettabile.

La maniera più efficace per creare posti di lavoro in America è cambiare queste statistiche. Non c’è politica economica migliore di quella che produce più laureati con le competenze necessarie per avere successo, fondando nuove aziende e creando le loro Microsoft. Per questo la riforma dell’educazione è la responsabilità di ogni singolo americano. Ogni genitore, ogni insegnante, ogni imprenditore, ogni funzionario pubblico ed anche ogni studente. Ciò di cui abbiamo bisogno sono standard più alti: più tempo passato in classe, più attenzione per materie come matematica e scienze. Abbiamo bisogno di insegnanti straordinari che siano anche leader flessibili e rispondano dei risultati che ottengono. Sono tutti ingredienti che qui a TechBoston voi avete. Gli studenti ricevono un computer appena varcano la soglia dell’entrata. Certo, costa denaro ma apre anche una finestra all’apprendimento. Se vogliamo prosperare nel XXI secolo, se vogliamo tenere vivo l’American Dream, dobbiamo crescere assieme per poter garantire a tutti i nostri figli la stessa educazione di livello mondiale che voi ricevete qui al TechBoston. Fino a quando sarò presidente mi batterò per questo.

*dal discorso pronunciato alla TechBoston Academy di Boston, Massachusetts.

mercoledì 2 marzo 2011

Mikhail Gorbaciov festeggia oggi i suoi 80 anni

Venerato e rispettato in tutto il mondo, poco amato e inascoltato in patria, come confermano gli ultimi sondaggi, l'ultimo presidente dell'Urss Mikhail Gorbaciov festeggia oggi i suoi 80 anni a Mosca. Per l'occasione ha scelto una grande sala da ricevimento in un noto ristorante della capitale invitando 300 persone, tutte della cerchia familiare e degli amici, da quelli di scuola a quelli del business e della politica.

Il 30 marzo, invece, fara' un bis a Londra: una serata di gala alla Royal Albert Hall con un parterre politico e artistico da capogiro, organizzata dalla sua fondazione per raccogliere fondi nella lotta contro il cancro nei bambini. I primi auguri gli sono arrivati oggi dall'estero, da parte dell'ex presidente Usa e ''amico'' George Bush padre, con cui ha condiviso grandi eventi storici, dalla caduta del Muro di Berlino alla firma del trattato Start sul disarmo nucleare.

''Ottant'anni non sono una cosa che mette paura e nel caso di Gorbaciov non si parla di senilita''', gli ha scritto, augurandogli ''il piu' felice compleanno della sua vita''. Bush senior e' una delle tante personalita' politiche straniere che hanno elogiato il ruolo storico di Gorbaciov nell'archiviare la guerra fredda: un merito che gli e' valso il Premio Nobel per la pace. Dal cancelliere Helmut Kohl al presidente Usa Ronald Reagan, dal premier britannico Margaret Thatcher al Papa Wojtyla, tutti lo hanno definito un interlocutore aperto e franco, che ha rotto con l'intransigenza e la chiusura dei suoi predecessori introducendo le prime riforme e le prime liberta' in Urss. Anche l'amatissima e dolcissima moglie Raissa aveva conquistato l'Occidente diventando la prima vera first lady sovietica.

Ma gran parte dei suoi concittadini ricordano gli anni della perestroika come un periodo di penuria e di caos economico e gli rimproverano una certa debolezza, nonche' il crollo dell'impero sovietico. Secondo un sondaggio dell'istituto Vtsiom, il 47% dei russi e' ''indifferente'' nei suoi confronti e il 20% prova ''disprezzo''. Solo il 10% manifesta ''rispetto''. Tra le conquiste del suo regno, il 10% indica le liberta' democratiche, il 5% la fine della guerra fredda ma il 73% e' senza opinione. Non stupisce quindi se oggi gli rendono omaggio solo gli oppositori, anche per il ruolo recentemente sempre piu' critico nei confronti di una classe dirigente ''ricca e depravata'', che ha come modello l'oligarca Roman Abramovich, e del tandem Putin-Medvedev, che pretende di decidere il futuro presidente a tavolino ignorando gli elettori e facendo leva su un partito, Russia Unita, che ''assomiglia alla peggior copia del Pcus''.

Ansa 2/3/2011

martedì 15 febbraio 2011

Legautonomie: "Faremo proposta a altre associazioni per campagna nazionale per riforma Parlamento"

Ribadiamo il nostro no molto fermo al federalismo municipale proposto dal governo e chiediamo un percorso di condivisione con autonomie locali e regioni. Dopo l'azzardo di un decreto incostituzionale si deve ripartire col piede giusto.

Le autonomie locali e le regioni devono alzare il tiro. Serve la camera delle regioni e delle autonomie locali, altrimenti il federalismo non è credibile. Dunque sono gli amministratori locali che devono promuovere la riforma del Parlamento, col superamento del bicameralismo paritario.

Legautonomie farà una proposta alle altre associazioni e a forze e personalità rappresentative. Per una campagna nazionale e una petizione sul web, anche utilizzando i social newtwork”.

Lo ha dichiarato Marco Filippeschi, presidente nazionale di Legautonomie e sindaco di Pisa, durante il Consiglio federale dell’associazione che si è svolto lunedì 14 febbraio a Roma a Palazzo San Macuto, al quale sono intervenuti, tra gli altri, il senatore Franco Bruno (Alleanza per l’Italia), Salvatore Cherchi (Anci), Enrico Borghi (Uncem), l’on. Antonio Misiani (Copaff), l’on. Oriano Giovanelli.

"Una sola camera che fa le leggi e dà la fiducia a i governi, con il dimezzamento dei parlamentari eletti. Una camera dei rappresentanti delle autonomie che gestisce l'ordinamento federale e i rapporti con le regioni e gli enti locali. E' una riforma che i cittadini apprezzano, perché ridurrebbe i tempi di approvazione delle leggi, diminuirebbe i costi e darebbe maggiori garanzie di autogoverno e responsabilità alle comunità locali. Serve il coraggio di una grande riforma, che può avere una spinta dal basso molto potente di cui gli amministratori locali devono farsi promotori ed interpreti".

venerdì 21 gennaio 2011

No alle classi-pollaio lo dice il TAR

Entro 120 giorni il ministero dell'Istruzione e il ministero dell'Economia doranno emanare il Piano generale di edilizia scolastica. L'ordine arriva dal Tar del Lazio che ha accolto una class action proposta dal Codacons contro le cosiddette 'classi-pollaio', ovvero quelle aule scolastiche nelle quali il numero di alunni, attorno ai 35-40, supera i limiti fissati dalla legge.

Il Tar (la sentenza è stata emessa dalla III sezione bis presieduta da Evasio Speranza), dopo aver sciolto i dubbi in merito all'ammissibilità dell'azione del Codacons, ha sottolineato come "il Piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica (previsto dall'art. 3 del Decreto 81/09) - si legge nella sentenza - non è stato ancora adottato" e come lo stesso "avrebbe dovuto essere adottato prima dell'anno scolastiche 2009-2010". Per i giudici, quindi, "é evidente che l'inerzia si sia già protratta ampiamente oltre il limite di legge". L'effetto di tutto è l'accoglimento della class action promossa dal Codacons con l'ordine per i ministeri dell'Istruzione e dell'Economia di emanare "di concerto, del predetto Piano generale entro 120 giorni dalla notificazione delle presente sentenza".

CODACONS, ORA POSSIBILI RISARCIMENTI - "Ora il ministro Gelmini dovrà emettere un piano in grado di rendere sicure le aule scolastiche ed evitare il formarsi di classi da 35 o 40 alunni ciascuna". Lo dichiara il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. "Se non lo farà saremo costretti a chiedere la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca al ministro ed ottemperi a quanto disposto dal Tar. Grazie a questa sentenza, inoltre, docenti e famiglie i cui figli sono stati costretti a studiare in aule pollaio, potranno chiedere un risarcimento fino a 2.500 euro in relazione al danno esistenziale subito", conclude Rienzi

lunedì 17 gennaio 2011

Riforma: bocciata!

Riforma: bocciata!
di Marina Boscaino
Non sono capaci di incassare colpi senza scadere nella volgarità e nell’attacco pretestuoso. Parlano spesso a vanvera, illudendosi evidentemente che il fatto stesso di parlare possa servire a coprire il vuoto del loro malgoverno.
I fatti. È cosa nota che la Cisl non è esattamente un sindacato “antagonista”: persino in questi anni bui e in questa violazione sistematica di norme e diritti ha mantenuto un atteggiamento che eufemisticamente definirei moderato. Nel corso di un convegno, la Cisl ha comunicato i risultati di un’indagine Swg, secondo cui il voto medio dei docenti italiani alla riforma della scuola è di 3,6 punti su 10: quale imprevedibile sorpresa! Il delitto di lesa maestà è stato immediatamente stigmatizzato da viale Trastevere, che ha gridato all’incoerenza di quell’esito con i dati Ocse-Pisa, contemporaneamente pubblicati, che vedono un aumento delle competenze dei 15enni scolarizzati italiani, risultate un po’ meno disastrose di quanto lo siano normalmente dai rilevamenti delle indagini periodiche che l’Europa impone.
“Che c’azzecca?” direbbe qualcuno. Niente, infatti. Da una parte l’indice di gradimento della cosiddetta riforma presso i docenti; dall’altra la valutazione delle competenze degli alunni. Uno sbotto di furore incontenibile nella dichiarazione del Ministero dell’Istruzione: “Solo poche ore fa sono stati resi noti in tutto il mondo i risultati dell’indagine sull’andamento dei sistemi scolastici internazionali. Una rilevazione autorevole e oggettiva secondo cui aumenta la qualità della scuola italiana, che dopo anni inverte un trend negativo e torna a guadagnare posizioni. Evidentemente a qualche sindacato è venuto il mal di pancia, ma soprattutto ha visto crollare tutti gli slogan scanditi in questi anni”. Hanno omesso, gli stizziti esternatori, di specificare che – oltre che inutili da contrapporre al legittimo (non esattamente un fulmine a ciel sereno) disamore degli insegnanti – quei dati rispondono alla situazione del 2009, quando il governo malgovernava da pochi mesi, l’“epocale riforma” della scuola italiana non era ancora stata varata, persino i tagli – il vero e proprio “fiore all’occhiello” dell’azione governativa, quantizzabili in 140mila posti falcidiati nei 3 anni seguenti – non erano ancora esecutivi. Con quei risultati, insomma – buoni o cattivi che siano – Berlusconi, Gelmini & Co non c’entrano assolutamente nulla. Contro la Cisl, ancora, un florilegio di insulti da parte di esponenti della maggioranza, mirati soprattutto a colpire i soliti, immarcescibili, insegnanti “fannulloni”: una responsabilità socio-politica-culturale (quella di questo marchio ormai indelebile all’intera categoria) di cui dobbiamo ringraziare il ministro Brunetta.
Questo è il livello di pratica democratica, confronto, riflessione, a cui tentano di piegare la nostra intelligenza: ci vorrebbero sull’attenti, plaudenti e complici di una delle gestioni più sconsiderate che la pubblica istruzione abbia avuto nella sua storia.