mercoledì 7 dicembre 2011

Che cosa significa davvero abolire le Province

L’abolizione delle Province, se passerà la modifica costituzionale, è la vittoria del centralismo statale contro l’autonomia locale.

Questo è ,e non altro, il significato vero dell’abolizione delle Province. Non altro perché, lo capiscono tutti che l’eliminazione dell’ente non è accompagnato dalla scomparsa delle questioni di cui si occupa. Infatti, sarà necessario stabilire chi avrà l’incombenza della viabilità, dell’edilizia scolastica, dei trasporti, della pianificazione territoriale, dell’agricoltura, della pesca, dei rifiuti, dell’acqua e dell’aria, del turismo, della montagna, delle attività produttive, del lavoro, dei centri per l’impiego, della formazione professionale, delle infrastrutture e di altre questioni di cui si occupa la Provincia.

E’ la vittoria del centralismo statale e del ritorno in auge delle sue ramificazioni di origine napoleonica fatta di prefetture e provveditorati preposti all’attuazione di scelte ministeriali che con una circolare risolvono i problemi.

La nostra storia, quella unitaria, quella dei 150 anni è un continuo scontro tra la necessità di mantenere unito un Paese molto differente al suo interno e ricco di realtà locali piene di iniziative e proposte verso un ruolo forte delle autonomie loali.
In realtà la Costituzione repubblicana con la cancellazione del Regno d’Italia aveva fatto la scelta dello sviluppo dell’autonomia locale dando ai governi espressione della democrazia diffusa sul territorio un ruolo importante. La riforma del titolo V° della Costituzione ha sancito che la Repubblica Italiana è costituita “dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni”.

Di più non si poteva chiedere per le autonomie locali.

La scelta drastica, forse incostituzionale, del provvedimento del Governo sul futuro delle Province è sbagliata perché fuori dal contesto del percorso per l’attuazione del titolo V° della Costituzione e teso a rispondere ad un bisogno di riduzione dei costi della politica di cui non si capisce il criterio.

Però sono convinto che il tema riguarda non tanto Monti quanto i partiti (tutti). Infatti non ci sarà nessuna manifestazione di protesta delle Province, perché se la politica italiana non ritiene utile un ente di governo di area vasta si assumerà la responsabilità di aver avviato un processo di riduzione della democrazia diffusa di cui non è difficile immaginare gli esiti e che di sicuro non saranno limitati al livello provinciale.

Altro che “glocal” per pensare globalmente e agire localmente. Avanti con centralismo e prefetture!



Umberto D’Ottavio

Presidente di Legautonomie del Piemonte