lunedì 22 agosto 2011

In difesa dei piccoli comuni

Le fasce tricolori, i gonfaloni sorretti dai vigili, i cartelli listati a lutto, gli striscioni, il microfono da cui gridare il proprio «no», l’Inno di Mameli cantato a squarciagola e senza banda: così, da Torino, è partita la protesta dei sindaci dei piccoli Comuni, quelli che si vedono minacciati dalla manovra varata dal Governo a Ferragosto. Al presidio, in una piazza Castello resa torrida dal sole, si sono presentati in cinquecento.

Oltre ai «piccoli sindaci», spartanamente abbigliati con polo o in camicia a quadrettoni, c’erano anche i primi cittadini di Comuni che, pur non essendo a «rischio di estinzione», hanno voluto portare la loro solidarietà; e poi c’erano i Presidenti di Provincia (il torinese Antonio Saitta e il vercellese Carlo Riva Vercellotti), i parlamentari, gli assessori della giunta regionale guidata dal leghista Roberto Cota, il quale, ricevendo una delegazione di manifestanti, ha promesso un aiuto. «Farò di tutto - ha detto - perché in Parlamento questa parte della manovra venga migliorata».

Non è un caso che la mobilitazione - promossa da Anci, Ancpi, Uncem e Lega delle Autonomie - sia partita da Torino: il Piemonte ha 1.206 Comuni e quasi la metà (597) non raggiungono la soglia dei mille abitanti, sotto la quale debbono accorparsi e cancellare giunte e consigli. «Questo provvedimento - ha detto Lido Riba, dell’Uncem - è l’8 settembre della nostra regione». Il risparmio, infatti, ammonterebbe circa a 10.000 euro all’anno per ogni municipio: «Per questo – sostengono gli amministratori – è necessaria un’operazione di convergenza di tutte le associazioni contro una manovra demagogica, che butta solo polvere negli occhi della gente».

E il Piemonte sarà in prima linea quando la protesta assumerà contorni nazionali: i prossimi appuntamenti sono a Roma il 26 agosto e a Milano il 29. «Sto già allestendo il pullman per chi vuole partecipare», tuona dal palco Franca Biglio, sindaco di Marsaglia (Cuneo) e presidente dell’Ancpi piemontese. «Dicono che tutti devono fare la loro parte, ma - aggiunge - noi la stiamo già facendo da un pezzo. Dicono che vogliono tagliare 22 mila poltrone, ma si tratta di 44 mila braccia che, a costo zero, tengono letteralmente in piedi l’Italia: è la manovalanza volontaria della pubblica amministrazione. Sapete quanto risparmiano con questo provvedimento? Cinque milioni. Il costo di dodici deputati».

In Piemonte, a rischio, sono soprattutto le borgate di montagna, «dove - spiega Nilo Durbiano, sindaco di Venaus (Torino) - siamo l’unico presidio dello Stato, quello che vigila e tutela il territorio». In certe vallate - osservano i tanti che si alternano sul palco - il provvedimento non si può nemmeno applicare: anche accorpando tutte le frazioni e tutti i Comuni non si arriva agli abitanti necessari per creare la nuova municipalità.

Argomenti spiegati ai vertici della Prefettura nel corso di un incontro al quale ha partecipato Elena Maccanti, assessore regionale agli enti locali. Dalla Prefettura partirà un telegramma al Governo che riassumerà le ragioni dei «piccoli sindaci».

L’appoggio del mondo politico regionale è gradito ai sindaci, anche se qualcuno, come Durbiano, non nasconde le perplessità. «C’è un governo di un certo colore che propone, e un Parlamento che vota: chi è sceso in piazza con noi non dovrebbe votare a favore». «E i parlamentari - aggiunge Umberto D’Ottavio, della Lega delle Autonomie - ricordino che prima o poi, nel 2013 se non prima, ci saranno le elezioni».

La Stampa Web 22 agosto 2011