martedì 14 giugno 2011

La situazione della scuola torinese nel prossimo anno

La situazione della scuola torinese nel prossimo anno, l’assessore all’Istruzione della Provincia la vede nera. Proprio come la descrivono le tante lettere ricevute da genitori e amministratori dei comuni e delle comunità montane (incontrate ieri): la punta dell’iceberg delle difficoltà. La gente che resiste in montagna parla di un territorio che vede le sue peculiarità e le sue esigenze in generale ignorate, al più «tamponate» senza certezza di continuità e qualità. E non è tutto.

«I tagli fanno sparire scuole, classi, indirizzi professionali. Mancano 75 presidi nella nostra provincia... Siamo molto preoccupati. Per noi l’anno nuovo inizia adesso - spiega D’Ottavio - e si tratta di predisporre tutto per far sì che il 12 settembre le cose funzionino al meglio. Ma i tagli a questo punto stanno creando sofferenze enormi di cui vorremmo ragionare, e non riusciamo a farlo, con la Regione e l’Ufficio Scolastico Regionale: dalla Regione si prospettano riduzioni del 50% delle risorse per i piani del diritto allo studio. Parliamo di trasporti, supporto ai disabili, esigenze educative speciali. L’integrazione degli studenti di origine straniera diventa un lusso».

D’Ottavio cita il presidente della Provincia. «Come Saitta ha detto che porterà in tribunale Cota perché non rispetta gli impegni presi, altrettanto si può immaginare per l’istruzione. I sindaci non sanno su cosa si potrà contare. Se questo è il risultato dell’essere in testa alla classifica delle migliori scuole italiane».

L’assessore elenca le situazioni più gravi. «Il peggio è nelle Valli di Lanzo: Traves, Ceres, Ala di Stura». Non la montagna degli sport invernali, ma quella che fatica a trattenere la sua gente avendo meno opportunità di reinventarsi. «C’è Rorà nel Pinerolese, Settimo Vittone dove ci sono scuole a rischio di chiusura, Nomaglio, Andrate». Situazioni dove, con i parametri attuali, l’iscrizione di un solo bambino fa la differenza. «La gente chiede che la Regione, che pure ha dimostrato buona volontà nell’intervenire per mitigare gli effetti dei tagli della Gelmini, si impegni per chiedere al governo di tenere conto di un territorio difficile, delle distanze, della neve».

Poi, il tempo pieno. «La promessa era stata di non toccare quello “storico”. Invece a Collegno, per esempio, taglieranno quattro insegnanti e non sarà più garantito. Si taglia mentre la popolazione scolastica aumenta». Le famiglie, già in crisi per il lavoro, perdono altre certezze.

«Alle superiori i presidi devono smembrare classi perché gli studenti non bastano più per giustificare una seconda, una quarta», dice l’assessore. «Capita al liceo artistico come negli istituti tecnici. E si perdono indirizzi richiesti dal mercato del lavoro». Le classi non si formano con meno di 27 allievi e, come denunciato dai sindacati, i casi di 32-33 saranno all’ordine del giorno.

«C’è un aspetto di questa situazione che unisce il danno e la beffa: la Direzione Scolastica Provinciale mi chiede di sistemare le aule in modo da accogliere gli studenti necessari per costituire una classe. Certo, compete agli enti locali l’edilizia scolastica. Ma in questo modo è lo Stato il primo a non volere la sicurezza nelle scuole». Di lavori sull’edilizia scolastica la Provincia in estate ne realizzerà parecchi. «Si concluderà la verifica su tutti gli edifici avviata, dopo la tragedia del Darwin, con il Provveditorato alle Opere Pubbliche», dice D’Ottavio. «Lavoreremo nelle aule chiuse all’ultimo piano dell’Avogadro. In settembre le classi coinvolte andranno provvisoriamente nel vicino istituto Lagrange. Il Regina Margherita avrà tutto l’edificio di corso Caduti sul Lavoro, faremo importanti interventi nella sede del Passoni, in via della Rocca, per adeguarlo al nuovo liceo musicale. Intanto pensiamo all’accorpamento del liceo scientifico Gobetti con il Segrè».

Maria Teresa Martinengo
La Stampa 14 giugno 2011