mercoledì 15 giugno 2011

Saitta: affidare alle Province i compiti degli Uffici Scolastici

Decentrare gli uffici dei ministeri, come vorrebbe la Lega? Meglio sarebbe chiudere quelli esistenti e trasferirne le competenze agli enti locali. Nello specifico, alle Province. Ieri, dopo essere stato ragguagliato in giunta dall’assessore all’Istruzione Umberto D’Ottavio, Antonio Saitta ha mirato al Miur regionale e provinciale, acronimo che indica l’ex provveditorato agli Studi. Il quale non farebbe il suo mestiere, cioè programmare per tempo le risorse umane di professori e dirigenti scolastici da destinare alle scuole, lasciando la Provincia in prima linea: sostanzialmente sola nel fronteggiare le richieste di presidi, insegnanti e genitori.

Un’accusa pesante. Né è casuale che lo sfogo avvenga a giugno, quando il termine dell’anno scolastico coincide con i preparativi per quello nuovo. Come se non bastassero i tagli, l’autonomia scolastica e la competizione tra i vari istituti per guadagnare il maggior numero di allievi, ci si mette pure il Miur. «E’ una sorta di ufficio decentrato del ministero dell’Istruzione ma funziona poco e male protesta Saitta senza giri di parole -. Non solo non pianifica, ma ci gira all’ultimo tutte le richieste di lavori e interventi di adeguamento mettendoci in grande difficoltà». Perché? «Perché le scuole pretenderebbero che fossero eseguiti durante la pausa estiva mentre i tempi tecnici richiederebbero una programmazione anticipata». Altro problema: la progressiva riduzione degli insegnanti in seguito ai tagli ministeriali, e quindi la richiesta di aumentare la capienza delle aule da parte del Miur, contrasta con le norme di sicurezza di cui la Provincia è responsabile.

Risultato: Palazzo Cisterna si sente tra l’incudine e il martello: da una parte il Miur e dall’altra le scuole. Particolare non trascurabile, «figura come la colpevole di tutti i problemi». Da qui l’affondo: «Per quale motivo il ministero non ci attribuisce le competenze del Miur, che di fatto è solo un ufficio amministrativo?».

Posizione condivisa dall’assessore D’Ottavio - «nessuno scandalo, il passaggio delle competenze dallo Stato alle Regioni prevede la cancellazione degli uffici scolastici e il trasferimento dei loro compiti alle Province» - e poco gradita al Miur, dove si ricorre alle arti della diplomazia per scongiurare o quantomeno mascherare lo scontro frontale. «Le parole di Saitta mi stupiscono replica Francesco De Sanctis, direttore regionale -. Che il mondo della scuola presenti dei problemi è un fatto oggettivo, siamo tutti sotto pressione, ma non è dividendoci che li risolveremo. La soluzione è continuare a collaborare».

Certo è che tra Palazzo Cisterna, via Pietro Micca e via Coazze - gli ultimi due indirizzi rimandano alle sedi dell’Ufficio scolastico regionale e provinciale -, non tira una bella aria. Né contribuirà a migliorarla l’accorpamento di entrambi i Miur in via Coazze, proposito che Saitta coltiva da tempo.

La Provincia si fa carico, in base a una legge del ’96, di ospitarli a sue spese. Il Miur provinciale è domiciliato in via Coazze, in un edificio di proprietà dell’ente pubblico: che non incassa un euro di affitto e paga tutte le spese. Quello regionale ha sede in due alloggi su via Pietro Micca: 230 mila euro l’anno di canone, più le utenze. La Provincia di Torino versa la somma in anticipo, mentre le altre sette Province del Piemonte le rimborsano una cifra pari a metà dell’affitto. Un altro motivo di insofferenza per Palazzo Cisterna, deciso a darci un taglio: economico e, a quanto pare, anche politico.

La Stampa 15 giugno 2011