Oggi ho aderito all'appello dell’UPI, Unione Province
Italiane, rivolto ai candidati di tutti gli schieramenti alle prossime elezioni, sottoscrivendo il Manifesto programmatico delle Province che verrà
presentato a Roma giovedì 31 gennaio.
Questo il contenuto del Manifesto al quale ho aderito:
<Le Province italiane chiedono al nuovo Governo e al nuovo
Parlamento di considerare le istituzioni locali come una risorsa del Paese e
non come una voce di costo, una spesa inutile e da tagliare, poiché ritengono
prioritario il mantenimento dei servizi essenziali erogati ai cittadini.
Occorre pertanto con
serenità e determinazione aprire una nuova fase di collaborazione per
condividere in modo equo e rispettoso delle diverse attribuzioni, l’onere e la
responsabilità di contribuire alla ripresa dell’Italia, puntando sull’approccio
territoriale integrato e sulla piena partecipazione degli enti locali,
raccomandata anche dall’Unione Europea.
Per questo le Province
chiedono:
. Di adottare nei
primi 100 giorni della nuova legislatura interventi normativi per ridurre il
taglio imposto alle Province per il 2013 dalle manovre economiche.
. Di intervenire a
correggere ed alleggerire i vincoli imposti dal patto di stabilità interno, che
bloccano gli investimenti su strade, scuole e contrasto al dissesto idrogeologico.
. Di porre al centro
delle politiche del Paese la scuola, programmando un piano di riqualificazione,
messa in sicurezza e ammodernamento delle scuole pubbliche attraverso un fondo
unico per l’edilizia scolastica che raccolga tutte le risorse ora bloccate o
disperse.
. Di rilanciare
l’occupazione rafforzando la funzione dei centri per l’impiego delle Province,
definendo standard qualitativi nazionali per garantire livelli essenziali delle
prestazioni su tutto il territorio, attraverso piani di miglioramento definiti
con le Regioni in una logica di maggiore integrazione tra servizi pubblici e
privati.
. Di promuovere la
centralità della Provincia quale ente di area vasta in grado di coniugare le
vocazioni imprenditoriali e le esigenze di professionalità espresse dai
territori, attraverso l’integrazione delle politiche del lavoro con l’offerta
di una formazione professionale effettivamente rispondente ai bisogni del
tessuto produttivo locale.
. Di rifinanziare il
Fondo per il contrasto al Dissesto idrogeologico, azzerato dalle passate
manovre finanziarie e di destinare tali risorse esclusivamente a investimenti
diretti alla prevenzione del rischio.
. Di definire
contestualmente un Piano nazionale di tutela del paesaggio e di difesa del
territorio che assegni a ciascuna istituzione responsabilità, obiettivi e
interventi necessari sul medio e lungo periodo per uscire dalla logica
dell’emergenza e progettare uno sviluppo urbanistico e territoriale che ponga
la valorizzazione e la difesa del paesaggio come priorità.
. Di considerare
prioritari gli investimenti nelle medie e piccole opere infrastrutturali,
rispetto a quelli destinati alle grandi opere la cui costruzione non sia ancora
stata avviata, per rafforzare il grado di sicurezza stradale dell’ingente patrimonio
viario delle Province, anche al fine di ridurre l’incidentalità.
. Di riformare le
istituzioni nel rispetto della Costituzione in modo complessivo e organico,
garantendo ad ogni livello di governo organi autorevoli e risorse adeguate, per
dare al Paese un sistema di governo efficace e funzionale che consenta una
revisione strutturale della spesa pubblica salvaguardando l’erogazione dei
servizi ai cittadini e ai territori.
. Di procedere
all’individuazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città
metropolitane, in modo da eliminare inutili duplicazioni e razionalizzare la
spesa pubblica.
. Di eliminare gli
enti strumentali di non diretta derivazione democratica, oltre 7.000 enti
strumentali territoriali (agenzie, società, consorzi) che svolgono senza
mandato democratico le funzioni tipiche degli enti locali.
. Di procedere alla
revisione delle circoscrizioni territoriali di tutti i livelli di governo
(Regioni, Province e Comuni) abbandonando la strada dei criteri rigidi e
numerici, nel rispetto delle vocazioni economiche, delle condizioni socio
culturali, delle stesse caratteristiche fisiche dei territori, per dare ad ogni
istituzione le dimensioni adeguate allo svolgimento delle loro funzioni.
. Di istituire le
Città metropolitane, in attuazione dell’art. 114 della Costituzione, come enti
di area vasta per il governo integrato delle aree metropolitane nel quale
fondere la capacità e le competenze dei Comuni capoluogo e delle Province.
. Di avviare il
contestuale riordino dell’amministrazione periferica dello Stato, con la
razionalizzazione e l’accorpamento degli uffici periferici, operando così un
risparmio sia in termini di spesa pubblica che di snellimento delle procedure
amministrative.>