lunedì 10 marzo 2008

Iscrizioni agli istituti tecnici

Il dato delle iscrizioni agli istituti tecnici non ha mai lasciato indifferente la Provincia di Torino.
Ovvio che il principale obiettivo è quello della prosecuzione degli studi dopo la terza media e …. non solo perché è diventato obbligatorio almeno fino a 16 anni.
Per cui è, per un assessore all’istruzione, già una grande soddisfazione poter affermare che l’offerta di istruzione presente nella nostra provincia raccoglie quasi il 100% degli studenti. I problemi si verificano dopo, ma questa è un’altra storia.
Invece il crollo delle iscrizioni agli istituti tecnici avvenuto lentamente, ma senza tregua dagli inizi degli anni ’90 è diventato un vero e proprio problema per il sistema socio-economico. Nel nostro territorio mancano i periti, i tecnici specializzati e i laureati con un precedente percorso tecnico.
Per questo, fermo restando la imparzialità della nostra informazione, abbiamo voluto dedicare particolare attenzione alla promozione dell’istruzione tecnica, tanto da ricavare un capitolo specifico nel Piano provinciale pluriennale di orientamento.
Oggi a conclusione del periodo utile alle iscrizioni per l’anno scolastico 2008/2009, i dati ci confortano. In alcuni istituti non solo si è arrestato il declino, ma sarà necessario costituire più classi prime degli anni precendenti.
Certo, la definizione dell’ordinamento con la conferma della esistenza degli istituti tecnici a fianco dei licei e dei professionali ha sgombrato il campo da molti dubbi. Ma riteniamo abbia contribuito anche l’iniziativa delle singole autonomie e della campagna che abbiamo condotto con l’Unione Industriale di Torino.
In questi mesi non sono state poche le occasioni per riflettere sulla insussistenza di prove che ha portato l’istruzione tecnica ad essere considerata di serie B. Alcuni convegni, molti progetti soprattutto di alternanza scuola-lavoro hanno ricreato un clima di fiducia per una proposta che a Torino vanta una antica e collaudata tradizione. Qui abbiamo voluto generalizzare il concetto di istruzione tecnica, meriterebbe, invece, una seria riflessione la struttura del biennio e in quali indirizzi strutturare questo settore. Aspettiamo con attenzione le decisioni in merito, ma come al solito, non ci fermiamo e non ci facciamo i “fatti nostri”. La Provincia di Torino, che ha gli stessi abitanti della Slovenia (2,2 milioni), ritiene utile promuovere tutto quanto è possibile dare al nostro sistema di istruzione e di formazione il massimo di efficacia. I risultati sono incoraggianti.



Umberto D’Ottavio