mercoledì 11 marzo 2009

I diplomati scelgono Università e Poli ma il lavoro è un sogno

I diplomati scelgono
Università e Poli
ma il lavoro è un sogno

MARIA TERESA MARTINENGO
la stampa 11 marzo 2009

È un’altra possibile chiave di valutazione delle scuole quella che l’assessorato all’Istruzione della Provincia propone con la ricerca «Diploma+4», fotografia della condizione dei diplomati del 2004 a 4 anni dall’esame di Stato. Ne risulta - su un campione di 1490 giovani - che il 64% prosegue gli studi all’Università o al Politecnico e che, se il 50% non ha mai cercato un lavoro, il 14% è invece di studenti-lavoratori. Un dato in crescita, quel 64% - 5 anni fa proseguiva gli studi il 61% (10 anni fa il 50%) - e di gran lunga superiore alla media nazionale del 50%.
L’indagine, che sarà illustrata domani in un seminario a Torino Incontra (ore 14,30-17), arriva a poche settimane dalla «classifica» delle scuole fatta dalla Fondazione Agnelli sulla base dei risultati degli studenti all’Università. «La valutazione è il tema con cui è indispensabile confrontarsi nella prospettiva di formare giovani che abbiano delle reali chance di riuscita - osserva l’assessore Umberto D’Ottavio -, ma bisogna mettersi d’accordo su che cosa valutare. Con il nostro lavoro cerchiamo di dare una valutazione di sistema». D’Ottavio spiega che «dalla ricerca emerge che la maggioranza considera il diploma una tappa intermedia nel percorso di studio e questo è positivo. Certo, sappiamo anche che solo la metà di chi intraprende studi universitari arriva alla laurea. E che il dato in crescita può anche essere letto come “effetto parcheggio”».
Un aspetto a cui l’assessore guarda con preoccupazione è che «nel gruppo di coloro che proseguono gli studi si divarica la forbice tra chi ha una famiglia con alta scolarità e reddito medio-alto e chi invece non ha condizioni altrettanto favorevoli. In sostanza, il diploma - sempre più diffuso - dovrebbe servire da ascensore sociale, invece non funziona». Anche per questo all’incontro di domani - cui parteciperanno il presidente della Provincia Saitta, il rettore del Politecnico Profumo, il vicerettore dell’Università Poggi, gli assessori Pentenero e Levi, gli esperti di programmazione formativa Sheila Bombardi e Ludovico Albert - è stato invitato l’Ente Diritto allo Studio Universitario. «Oggi, il sostegno economico diventa più che mai importante per consentire pari opportunità».
Visti da vicino, i giovani lavoratori della ricerca (coordinata da Luca Savoja) provengono nel 52% dei casi dagli istituti tecnici e nel 29% dai professionali («coerentemente con il tipo di indirizzo», dice D’Ottavio). Tra i 410 che hanno lasciato gli studi, il 51,1% ha trovato lavoro dopo oltre 24 mesi dal diploma e il 22% dopo 12-24. «Il livello di occupabilità in uscita dalla scuola - sottolinea Sheila Bombardi, dirigente del Servizio programmazione Sistema educativo della Provincia - deve essere oggetto di riflessione. Se certi diplomi si svalutano è perché non servono o servono poco». A proposito: sono 110 su 410 i giovani che contano su un lavoro a tempo indeterminato, 131 sono in apprendistato e i rimanenti fluttuano nella galassia della precarietà. Tra i 410, 103 sono occupati nel commercio/distribuzione, 90 nell’industria, 39 nei servizi alla persona e 35 nella pubblica amministrazione. Il 49% fa un lavoro non coerente con il tipo di studi fatti. La scuola? È apprezzata, ma soprattutto per la crescita personale. L’84% promuove la preparazione dei docenti e l’87% i contenuti delle discipline. Il 65%, invece, boccia le attività di orientamento per le scelte future.