venerdì 23 luglio 2010

Tutti gli "sos" delle scuole di Torino e provincia

È un plico alto una ventina di centimetri e racchiude il disagio della scuola torinese. L´assessore all´Istruzione del Piemonte, Alberto Cirio, ha chiesto ai suoi omologhi provinciali di segnalare alla Regione «le eventuali situazioni di particolare difficoltà». Per tamponarle ha messo da parte dieci milioni, che gli consentiranno di assumere a tempo determinato circa 350 persone. Ma vuole capire come spenderli. E Umberto D´Ottavio, titolare nella giunta Saitta delle deleghe che riguardano la scuola, ha messo insieme tutti gli "sos" che le scuole di Torino e provincia gli hanno inviato negli ultimi mesi.
Ne è venuto fuori un malloppo con dentro di tutto: si va dalle denunce dei tagli della riforma Gelmini all´allarme per centinaia di migliaia di euro che da quattro anni il ministero non versa nelle casse delle scuole, fino alle proteste per la riduzione del personale delle cooperative che fanno le pulizie. «È un elenco sottodimensionato, perché sono richieste d´aiuto da parte di presidi e genitori intraprendenti, che hanno voluto dare voce al proprio disagi», racconta D´Ottavio. Che resta comunque perplesso sull´operazione ideata da Cirio: «Sarebbe la prima volta che la Regione spende dei soldi non per fare delle cose in più per la scuola bensì per sostituire lo Stato. Noi comunque il nostro elenco l´abbiamo presentato e ci aspettiamo risposte».
Una parte del plico riguarda gli effetti della seconda tornata di tagli al personale. C´è il sindaco di Pianezza, Claudio Gagliardi, che denuncia: «La nostra elementare ha 100 richieste d´iscrizione al tempo pieno, ci servirebbero quattro sezioni, ma le recenti assegnazioni di organico ci permetteranno di attivarne solo due». Ci sono i sindaci di Perrero e Prali che temono di non raggiungere nei rispettivi istituti il numero minimo di 18 alunni e chiedono una deroga, e la stessa preoccupazione ce l´hanno i genitori della primaria di San Didero. C´è il sindaco di Beinasco, Maurizio Piazza, che segnala di aver stanziato 12 mila euro per la sorveglianza durante il tempo mensa, non più garantita a causa dei tagli. C´è il consiglio di circolo della Toscanini, che chiede di riavere i due insegnanti e il collaboratore scolastico persi a causa della riforma, e lo stesso fa l´istituto comprensivo Tommaseo, che non ha più «cinque unità di personale docente a fronte di un aumento degli iscritti».
Poi c´è tutta una sezione che raccoglie le sofferenze economiche delle scuole. Nella missiva spedita da genitori e "prof" del liceo Giordano Bruno di Torino l´oggetto è eloquente: «Le famiglie non sono banche». E poi viene allegata una tabellina che indica come dal 2005 a oggi le mamme e i papà hanno sborsato in tutto 250 mila euro per rimediare alle risorse insufficienti stanziate dal ministero. Le scuole che lamentano i mancanti versamenti sono tante: le quattro scuole di Collegno arrivano a crediti per 750 mila euro, il comprensivo di Leinì per 117 mila, la media Oscar Levi di Chieri per 96 mila, il Faccio di Castellamonte per 176 mila, il Caffaro di Bricherasio per 70 mila, l´Itas Santorre di Torino arriva addirittura a 488 mila, per citare solo una parte dell´elenco.
Il faldone contiene anche casi paradossali, come quello che riguarda venti ragazzi di Cuorgné. Hanno frequentato la terza a indirizzo turistico del professionale 25 Aprile, hanno ottenuto la qualifica ma vorrebbero continuare con la quarta. Ma non possono perché, spiegano nella lettera, «la riforma Gelmini prevede che per mantenere il corso occorrano almeno 27 allievi». Soluzione? O si spostano a Ivrea, oppure abbandonano gli studi.

Stefano Parola Repubblica 22/07/2010