SCUOLA AL CENTRO DEL
PROGRAMMA, INSIEME CON IL LAVORO E LA MORALITA’. BERSANI SCRIVE A REPUBBLICA
PER ILLUSTRARE LE PROPOSTE DEL PD PER IL RILANCIO DELLA FORMAZIONE.
“Caro Direttore, in questi
giorni si parla molto di fisco, ma troppo poco di lavoro, sanità, scuola. Se
saremo chiamati a governare, restituire all’istruzione le risorse, la stabilità
e la fiducia sarà il cuore del programma, insieme con occupazione e moralità.
Dico questo nella
consapevolezza che le ricette economiche non bastano a uscire dalla crisi: per
fermare il declino è necessario rilanciare la formazione. In Europa, il nostro
è uno dei Paesi con meno laureati, dove si legge di meno e si abbandona più
precocemente la scuola. Questo incide nello sviluppo economico, sociale e
culturale. Se dunque c'è un settore in favore del quale è giusto che altri
ambiti della spesa statale rinuncino a qualcosa, quello è la formazione dei
giovani. Dovremo investire in istruzione e diritto allo studio larga parte delle
risorse rese disponibili dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione,
per riportare gradualmente l’investimento al livello medio dell’Ocse.
Se toccherà a noi governare, ci
impegniamo ad affrontare tre emergenze.
Anzitutto la sicurezza delle scuole.
Il 64 per cento degli edifici non rispetta le norme. Ricordiamo le tragedie di
Rivoli e di San Giuliano. Non possiamo permettere il ripetersi di simili
disastri mentre i nostri figli e nipoti sono seduti in un banco. Per questo,
come proponiamo da tempo, lanceremo un programma per la messa in sicurezza di
ospedali e scuole, finanziato con la riduzione della spesa per armamenti e con
fondi strutturali europei. Occorre liberare risorse allentando il patto di
stabilità interno per gli enti locali che investono per dotarsi di ambienti di
apprendimento innovativi ed ecosostenibili. Nello stesso tempo, vogliamo
approvare una nostra proposta, scritta con l’associazione Libera, perché
i cittadini possano destinare l'8 x mille dello Stato all’edilizia scolastica.
In secondo luogo, è insieme con
gli insegnanti che vogliamo cambiare la scuola per combattere la dispersione
scolastica. Per dimezzarla entro il 2020, come chiede l'Europa, servono
interventi mirati. Il tasso di abbandono scolastico in Italia è al 18 per
cento, con punte del 25-30 per cento nel Sud e nelle periferie delle grandi
città. La media europea è del 13 per cento e andrà ridotta al 10 per il 2020.
Come sanno gli insegnanti, sono soprattutto i pre-adolescenti e gli adolescenti
che lasciano la scuola, già alle medie o nei primi anni delle superiori, in
particolare negli istituti tecnici e professionali. Se ne vanno non perché
siano meno bravi o intelligenti, ma perché in quell’età una scelta immatura di
indirizzo scolastico può essere fatale. Molti non ce la fanno perché l’ambiente
sociale e familiare di provenienza è disagiato, con povertà materiali e
culturali che rendono difficile l’inserimento scolastico. In questo modo la
scuola rischia di essere lo specchio di una società ingiusta, invece di un
“ascensore sociale”. Il giusto riconoscimento del merito deve essere
accompagnato dalla valorizzazione
delle opportunità che ciascuno ha di accedere alla formazione, altrimenti
diventa solo la certificazione di un privilegio di nascita o di censo.
Se toccherà a
noi, ci impegneremo per affrontare questa situazione: formazione offerta ai
docenti in servizio per innovare la didattica, nuove tecnologie, scuole aperte
tutto il giorno, rilancio della formazione tecnica e professionale, necessaria
anche per sostenere il Made in Italy e contrastare la disoccupazione giovanile.
Infine serve
un nuovo sistema di formazione e reclutamento degli insegnanti. Dagli anni
Ottanta, sono state approvate continue riforme, con una stratificazione di
diritti, spesso lesi, e sistemi ingarbugliati di punteggio che hanno alimentato
sfruttamento e frustrazione professionale, precarietà di vita degli insegnanti
e precarietà dell’apprendere. Migliaia di studenti ogni anno salutano maestri e
professori a giugno nella certezza di non ritrovarli a settembre. Quello che
serve è un nuovo piano pluriennale di esaurimento delle graduatorie per
eliminare la precarietà dalla scuola e offrire la continuità didattica agli
studenti. Bisogna definire un sistema che leghi la formazione iniziale al
reclutamento e sappia selezionare i migliori laureati per accedere alla
professione di insegnante attraverso numeri programmati per dare una dotazione
di personale stabile a ogni istituto.
In
conclusione, vorrei che la scuola accompagnasse il cambiamento che ho in mente
per l’Italia. Molti ricordano con affetto e riconoscenza almeno un insegnante
che gli ha trasmesso uno spunto per mettersi in cammino col passo giusto.
Nessun’altra figura incide così in profondità nel patrimonio morale di una
nazione. Deve tenerlo presente chi coltiva ambizioni per il futuro italiano,
perché non si riforma la scuola se non si ha un grande progetto di
ricostruzione civica del Paese.
Non smarrirò
questa consapevolezza se toccherà ai democratici e ai progressisti governare
l’Italia”.