Fabiana Luzzi non aveva ancora 16 anni. È morta
uccisa dal suo fidanzato nel maggio scorso. Un ragazzo quasi suo coetaneo.
Andavano nella stessa scuola. Ho ancora in testa quella frase pronunciata dal ragazzo
«L'ho bruciata che era ancora viva». Cosa ha di diverso Fabiana rispetto a
tutte le altre donne, giovani e meno giovani, vittime del femminicidio che oggi
portiamo alla discussione di quest'Aula ? Fabiana era appena adolescente,
andava a scuola, e come ogni ragazza e ogni ragazzo della sua età, riempiva lo
zaino di libri, di quaderni, degli appunti, il diario sul quale certamente tra
i compiti annotava disegni e scarabocchi e sicuramente parlava dell'amore per
quel ragazzo. Uno zaino pieno di progetti, di sogni, che sono stati spazzati
via da quello che doveva essere amore.
Noi con questo decreto cerchiamo di passare dalla
teoria alla pratica, dal dire al fare e mi permetto di sottolineare come questo
scorcio di legislatura sia stato fino ad adesso positivamente segnato da una
forte e concreta attenzione al tema della violenza contro le donne. E a
proposito di fare – lo hanno detto tutti – la violenza contro le donne è,
ancora prima che criminale, un problema culturale. Una delle radici della violenza
di genere è da ricercare nella presenza di discriminazioni e stereotipi, ne
hanno parlato tutti negli interventi. In questo senso ritengo utile
sottolineare che alcune buone pratiche hanno già trovato nella scuola la sede
giusta che consenta ai nostri giovani di imparare e crescere.
Ci sono tantissime buone iniziative che fanno i
comuni, che fanno le province e noi dobbiamo di lì partire. L'educazione
all'affettività, alla sessualità ha bisogno di operatori e docenti preparati. È
lì che si impara il rispetto e la tolleranza. Dobbiamo sostenere queste
iniziative. La prevenzione è la precondizione per affrontare qualunque
progetto. Io dico che in questo senso ovviamente il provvedimento di cui
parliamo è ancora limitato, ma mi pare che dal dibattito venga l'esigenza di
affrontare specificamente l'impegno per la scuola e nella scuola in questo
senso.
Questo decreto contiene anche altre questioni,
per esempio quella del commissariamento delle province. Francamente credo che
se ne poteva fare a meno. È vero che le province sono diventate una istituzione
da abbattere, sono diventate il vaso di coccio di un sistema istituzionale che
dobbiamo riformare. Devo dire per questo che, secondo me, il Governo farebbe
bene a togliere quella parte del provvedimento e inserirlo in un processo di
riforma istituzionale più complessiva. Non dobbiamo togliere forza a questo
provvedimento. La lotta al femminicidio è una priorità e noi dobbiamo insistere
con tutto il nostro impegno.